Mano de Dios, l’immagine di Maradona un’icona pop mondiale
– Campione indiscusso del calcio, idolatrato da milioni di tifosi in tutto il mondo, amante della vita fino agli eccessi. In sintesi, questi sono stati gli aspetti più salienti che hanno caratterizzato la figura di Diego Armando Maradona, ex giocatore del Napoli e dell’Argentina finito prematuramente.
La sua fama, oltre che alle imprese di goleador e soprattutto ai trofei raggiunti, è stata, nel tempo, contornata da una serie di episodi riguardanti il suo personaggio, i cui tratti spesso si sono confusi con narrazioni leggendarie dalla chiara diffusione popolare. Già dopo la sua esperienza con il Barcellona, avvenuta tra alti e bassi e conclusasi con un grave infortunio, era opinione pubblica che Maradona fosse finito, invece, a seguito della sua riabilitazione, avvenne il suo primo miracolo; quasi come un novello Lazzaro si rialzò per assurgere a nuova vita.
La sua ascesa nel gotha dei grandi campioni mondiali del calcio avvenne a Napoli. Diego Maradona fece il suo arrivo allo Stadio San Paolo dall’alto, ricevuto da tifosi festanti intenti a celebrare il salvatore della squadra, un uomo di cui non sapevano quasi nulla, se non che era stato pagato un sacco di soldi.
Era giunto nella città partenopea il messia del pallone, accolto da migliaia di bandiere azzurre, metaforicamente paragonabili, per l’occasione, alle palme quale simbolo di resurrezione dei martiri. Da quel momento in poi, venne a definirsi l’immagine Pop di Maradona, la concretizzazione di un’icona contemporanea, la cui diffusione si è poi diffusa in tutta il mondo.
Al riguardo, basti pensare alla composizione di brani musicali dedicati al pibe de oro, alle famose parrucche di Maradona, tanto ricordate nel film Il Mistero di Bellavista di Luciano De Crescenzo; ancora, nella medesima pellicola si assiste ad un ulteriore omaggio al grande calciatore, la breve lirica recitata dal personaggio Luigino il poeta. Un vero e proprio intreccio di rimandi devozionali rivolti a San Gennaro e a Maradona che si conclude con il verso ma ‘na finta ‘e Maradona squaglie ‘o sang rint’ ‘e vene.
Tutto, infine, gira attorno al sangue e ai suoi effetti benefici, proprio a Napoli, città, che, già nel Seicento, era stata definita Urbs Sanguinium per le sue tremila e più portentose reliquie conservate.
La giocata di Maradona è stata considerata, da sempre, la manifestazione di un prodigio, come quello che venne compiuto durante la partita tra l’Argentina e l’Inghilterra, svoltasi durante i Mondiali dell’86, che gli valse l’appellativo di Mano de Dios.
Maradona scappò da Napoli nel 1991, inseguito dalla legge, così come aveva fatto Caravaggio nel giugno del 1610, un mese prima di morire. Oltre i grandi murales a lui tributati nel tempo, come quello di Jorit, a Napoli della sua memoria continueranno a conservarsi numerosi memorabilia e reliquie, soprattutto quella ciocca di capelli, custodita, in modo sacro, all’interno dell’edicola votiva posta in piazzetta Nilo, che, nel 1987, anno dello scudetto, gli fece avere il titolo di San Gennarmando, la cui gloria sarà imperitura.
Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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