Memorie a Casertavecchia, i Mondiali 82 di Francesco de Core
– Francesco de Core, casertano, vice direttore del Corriere dello Sport, per anni caporedattore centrale del quotidiano Il Mattino. Lo incontriamo alla vigilia della presentazione del suo nuovo libro «Mondiali 1982. La rivincita. Dalla polvere alla gloria il trionfo dell’Italia» edito da Diarkos. Alle 19 sarà infatti ospite a Casertavecchia della rassegna «Un borgo di Libri» a cura di Luigi Ferraiuolo. «In questo volume – racconta de Core – narro quella che è stata un’impresa non solo sportiva partendo dalla coincidenza temporale dell’11 luglio. È la stessa data in cui quest’anno abbiamo vinto gli Europei e nell’82 il Mondiale. Quindi parto da questa data un po’ simbolica per raccontare un’impresa sportiva enorme, perché naturalmente, essendo un campionato del mondo, l’Italia ha battuto le nazionali più forti. Ma soprattutto è stata un’impresa di un gruppo di uomini che partivano da zero e che erano stati tartassati dalla critica. Venivano da un periodo nero con Paolo Rossi che era appena uscito dalla condanna calcio-scommesse. Dino Zoff aveva 40 anni ed era stato criticato per i mondiali del ’78. Nell’Ottanta noi abbiamo giocato i campionati europei in Italia, ma abbiamo perso anche la finale del terzo e quarto posto. Insomma non venivamo da un periodo positivo, però quello era un gruppo che si è compattato, che aveva dei valori, che aveva personaggi di grande spessore morale. Penso a Scirea, all’entusiasmo e al carisma di giocatori come Conti, Tardelli, Gentile e Oriali. Tutto questo, messo insieme, ha creato la miscela vincente di un gruppo che si compatta attraverso il silenzio stampa e comincia a vincere le partite in maniera esaltante. Quindi, lo porto proprio come esempio di come, attraverso lo sport, vengano esaltati dei valori che oggi sembrano non essere di moda».
Ma il 1982 fu anche l’anno in cui accaddero fatti importanti? «Certo! Erano gli anni della trasformazione del Paese, che usciva dal terrorismo. L’Italia viveva il disimpegno, il cui epilogo sarebbe stato Mani pulite con il crollo della prima Repubblica. La mafia incombeva e iniziava anche l’era dei grandi delitti. Vennero uccisi molti di quelli che erano in prima linea nella lotta alla criminalità. Quindi, è anche il racconto del Paese e dei valori che rappresentava. Volevamo ritornare a vivere e questo l’Italia lo ha rappresentato con la Nazionale, attraverso le difficoltà più grandi, da aspera ad astra. La Nazionale è rappresentativa di questo concetto».
Francesco de Core è autore di saggi su Ignazio Silone, di cui ha curato con Ottorino Gurgo la prima biografia e un volume di scritti giornalistici, e su Albert Camus. Negli ultimi anni ha pubblicato il volume di reportage “Un pallido sole che scotta”, per le edizioni Spartaco, un viaggio letterario da Africo a Napoli passando per la Calabria narrata da Giuseppe Berto, la Salerno di Alfonso Gatto, la Casertavecchia raccontata al cinema da Pier Paolo Pasolini e, infine, approdando nella metropoli riletta da Luigi Compagnone, Gustaw Herling, Nicola Pugliese ed Elena Ferrante. Quindi, il volume “Con gli occhi di Caravaggio” (edizioni Intra Moenia) che è una narrazione in forma di diario con le foto della Napoli di oggi firmate da Sergio Siano sugli anni napoletani del geniale artista lombardo, che qui visse l’ultima fase della sua travagliata esistenza, tra il 1606 e il 1610.
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