Museo Calatia, a Maddaloni si inaugura la mostra di Olga Lepri

Museo Calatia, a Maddaloni si inaugura la mostra di Olga Lepri

(Comunicato stampa) -Il Museo Archeologico di Calatia è lieto di presentare la mostra personale di Olga Lepri, giovane artista italiana nata nel 1997, che si terrà dal 7 settembre al 5 ottobre 2024. La produzione di Olga Lepri propone l’utilizzo del medium pittorico per condurre indagini diversificate sulla realtà empirica. Formatasi tra Venezia e Bruxelles, la consapevolezza formativa che acquisisce in questi luoghi si rintraccia nelle opere, che rivelano suggestioni derivanti dalla pittura fiamminga e quella lagunare cinquecentesca, specie nell’approccio manierista alla pennellata e alla costruzione delle figure. Attingendo al dizionario figurativo della pittura di genere, Olga Lepri rielabora soggetti e contesti alla luce di nuove istanze, che dimostrano un tentativo di superamento della sostanza intellegibile. Il complesso e diversificato retaggio culturale dell’artista si sposa in modo congeniale con gli spazi del Museo Archeologico di Calatia, testimonianza storico – artistica del mecenatismo illuminato della famiglia Carafa, che denuncia caratteri barocchi preservatesi dal restauro della dimora gentilizia del 1660. La magniloquenza degli stucchi e la preziosità dei parati dipinti a mano un tempo presenti nelle sale della residenza, rimandano agli orizzonti estetici riproposti da Lepri, che guarda alla parentesi manierista e alla successiva barocca con genuina curiosità, parte di un processo complesso di assemblaggio non esclusivamente metodologico ma anche figurativo. Ad evocare ritorni e suscitare rimembranze sono le figure antropomorfe dai tratti bestiali presenti soprattutto nella produzione su carta di Olga Lepri visibile in mostra, che ricordano le creature popolanti i giardini dal gusto tardo barocco imperante a palazzo nel

XVIII secolo1. La ricerca di Lepri pone quindi l’accento sul processo di estradizione dell’essenziale,

che si compone di una pittura non visibile al pubblico ma che risulta essere quella più autentica, fatta

di gesti occultati, ripensamenti e citazioni colte, sintetizzati in questo frangente da una pennellata

densa e stratificata, che disvela progressivamente i tentativi di superamento della “cecità” intellettiva

1 1 “I Carafa di Maddaloni e la feudalità napoletana nel Mezzogiorno spagnolo”, Atti in memoria di S. E. Mons. Pietro Farina, a cura di Francesco Dandolo e Gaetano Sabatini, 2013, pp. 242 – 243che limita l’esperienza del vivere.  Seppur a primo acchito, la metodologia dell’artista sembra rivelare un tentativo di definizione graduale del dato formale, Lepri opera un processo inverso: attraverso una prassi desunta dalla corrente novecentesca decostruttivista, la riduzione a minimi termini del soggetto, solo in fine ricomposto, permette che ad emergere siano le contraddizioni intrinseche, le marginalità e i rimandi, spesso tralasciati dai più nell’analisi del reale, rivelando crepe e ombre dell’esistenza. Le opere in mostra si propongono come traccia residuale di un passaggio dallo stato incorporeo a quello grafico come epifanie di segni, che nella loro apparizione consentono una prospettiva inedita di elementi come il corpo, considerato nel suo meccanismo di propriocezione. Il riconoscimento dei soggetti dipinti, dai paesaggi agli studi del corpo, esplicita il superamento dell’artista del senso della vista, in questa sede ripensata secondo l’accezione classica del vedere (in greco “ὁράω” – orao) come capacità di valicazione del limite del tangibile, una realizzazione mentale di un concetto solo intuitivo della realtà esteriore. Ad essere generata dall’artista è un’intuizione puramente fantastica che porta alla concezione dell’”idea”, il cui termine deriva dal verbo “orao” (cfr. ἰδεῖν) nella matrice generatrice. Il risultato del processo creativo dell’artista è un’immagine vibrante che mescola corpi e paesaggio come in un’apparizione non definita e al contempo sostanziale nella sua immanenza. La visione di Lepri però non è profetica, ma consente una concretizzazione dell’artista in un aedo contemporaneo, che formalizza la sua coscienza di sé e del reale in una moltitudine di forme che valicano i confini imposti dai supporti artistici, affermandosi come nuove creature di spirito nella dimensione fattuale. La mostra propone un itinerario alla scoperta di un luogo altro, dove ad imperare è lo scenario onirico, immortalato tanto nella serie delle “Cecità” quanto in “Etereo” e “Marina”: corpi sospesi e ineffabili perennemente fuggitivi alla comprensione razionale in toto e il cui legame con la realtà fenomenica è in un equilibrio costantemente precario.

Le opere, disposte secondo il percorso pensato per la mostra, si susseguono per differenti tematiche.

La figura umana è sempre posta al centro di una negoziazione tra materia, colore e spazio, risultando

in un corpo in costante fermento d’astrazione. Dai connotati più descrittivi del soggetto umano calato

in contesti specifici, le opere si muovono verso una fusione della forma antropomorfa con la

naturalezza pittorica.

Di seguito si riporta una breve descrizione delle serie di opere presenti in mostra:

Mercati, 2018-2019

Spazi collettivi, teatri di scambio e di coesistenza, di caos e di ripetizione – i mercati possono essere

osservati come degli ambienti, degli habitat. L’individualità delle diverse figure che lo popolano si esprime 

in questo ciclo di opere attraverso azioni e maschere, rituali, abitudini. 

Pittoricamente, la serie si sviluppa nella narrazione, nella stratificazione e nella ripetizione di elementi gestuali:

ricorrono elementi come i tendaggi, i tappeti, i mamuthones, il colore esasperato, motivi naturali e

dettagli mistici. La serie rappresenta anche un pretesto per approfondire nella ricerca artistica la

dimensione plurima, una prospettiva multipla o rovesciata, Mercato di TappetiHut e Pescatore ne

sono un esempio sul piano compositivo e cromatico, mentre Smistatori di Granchi pone l’accento

sulla manualità dei pescatori che si mescola tra le chele pullulanti dei granchi e smista i loro destini

in grandi contenitori. Guardando alla composizione spaziale delle icone o ad elementi del contesto

rurale ed emarginato, la serie dei mercati ricostruisce un ambiente di fantasia. Essa esplora una

modalità di vivere il tempo come una dimensione sospesa, con l’uomo in costante e viscerale contatto

con la natura: in Al lago il tempo sereno del vivere in natura incontra il tempo di spensieratezza di un

gruppo di ragazzi che si muove verso un lago immaginario per fare un tuffo; Breakfast raffigura una

mamma con due bimbi seduti intorno a un tavolo di una veranda dalla luminosa vetrata, è un momento

di serena condivisione.

Corpi onirici, 2019

La serie dei Corpi Onirici è la sfida artistica di ripensare la mescolanza tra il disegno con la pittura.

Il procedimento che ne deriva rappresenta l’occasione di riversare due modalità diverse di pensiero

nella stessa mano e sullo stesso supporto: il segno deve farsi gesto pittorico e il colore funziona come

struttura portante di una scena. L’anatomia sospende l’analisi prettamente grafica e si integra alla

componente pittorica. Questa ricerca è quindi un’indagine sulle potenzialità e il significato formali

del disegno e della pittura. Il reticolo di segni è in queste opere volutamente neutralizzato

dall’inchiostro nero della stampa. Persa la materia e la lucentezza della grafite, il disegno può così

ricevere la rilettura pittorica che ne sconvolgerà la struttura e il significato. La suggestione delle

ombre oleose e le poche note di colore collocano la rappresentazione della figura umana su un piano

che ricorda l’esperienza onirica, mentre il corpo, incastrato tra tracce frenetiche e pennellate di colore,

compie sempre lo stesso poetico “battito di braccio”, ma viene declinato in successioni e cromie

diversi. I disegni della serie presentati in mostra sono Corpo Onirico, Corpo Onirico (caduta),

Corpo Onirico (abbraccio).Cecità o Essere senza vedere, dal 2018

La serie è ispirata da autori come Jose Saramago, John L. Borges, Jaques Derrida e il testo

autobiografico di John M. Hull “Il dono Oscuro. Note sulla cecità, la ricerca sul concetto di cecità è

un modo alternativo per studiare e riscoprire il corpo”. Da una ricostruzione analitica del

comportamento dei corpi nonvedenti, attraverso il disegno e il collage, le figure in pittura risultano

decostruite in sentimenti, movimento, caduta. Superare le strutture iconografiche e metaforiche della

rappresentazione classica della cecità, questo è lo scopo di una ricerca sul complesso concetto di

cecità e la figura del cieco. Tipicamente associato a poteri soprannaturali come la previsione del

futuro, il non vedente ci insegna piuttosto ad andare avanti, a sentire, ad orientarci. La sfida della

pittura è quella di riflettere sui momenti di propriocezione e autocoscienza attraverso il processo di

costruzione dell’immagine e di senso. Cecità #1, è la prima di una serie di rappresentazioni e

sfumature su questo tema. L’intenzione è qui quella di cogliere una forma quasi scultorea della parola

cecità nella sua forma più astratta svincolata da ogni iconografia del cieco. Si tratta di ammasso

corporeo, apparente privo di sensorialità, in un paesaggio accennato. Cecità #2 riprende gli stessi

motivi sotto uno sguardo più carnale sottolineato dai colori più vivi, caldi e accesi. In Cecità #3

(caduta) la composizione a tre corpi è meno serrata e resa instabile dalla caducità di uno dei corpi.

Ultimo dei quadri presenti in mostra della stessa serie è Cecità #4 (catena), raffigurante un gruppo

di corpi accennati dalle braccia intrecciate. Le pitture sono realizzate ad olio e vernice finale, materia

e luce nello stesso corpo. In opere come Blind Kid si esplora un’iconografia aggiornata del non

vedente come figura in grado di ascoltare valori come l’ascolto, l’orientamento, la propriocezione.

L’opera è ispirataa al film documentaristico di Johan Van Der Keuken segue la vicenda di ragazzi

non vedenti in ben due filmati Blind Kid (1964) e Herman Slobbe/Blind Kid II (1966), toccando temi

legati alla soggettività, al sociale, alla politica.

Etereo, 2022

Le opere della serie Etereo sono realizzate su tela e nascono questa volta da un collage fatto a mano

dall’artista di disegni anatomici sullo studio dei tentativi di volo umano: vi sono movimenti di braccia,

tensioni, slanci e cadute che vanno a mescolarsi per suggerire delle strutture embrionali, dei riverberi.

Stampate e neutralizzate da un nero uniforme, queste immagini subiscono una rilettura pittorica

complessiva. Dalle suggestioni delle tracce dei collage nasce una scena nuova. La rappresentazione

del corpo è a questo punto distaccata dal volo iniziale, ma ne mantiene una memoria vibrante al suo

interno. Marina. (Etereo) vuole cogliere attraverso l’uso delle forme di più corpi, la ventosità e

l’impeto di una classica marina; il formato allungato e orizzontale contribuisce a muovere 

ariosamente l’onda dei corpi sfruttando le stesse leggi della dinamica che lo sguardo associa ai fluidi.

In Etereo, dei corpi sorreggono come degli Atlanti una massa: un’ombra che ha improvvisamente

preso corpo diventando una nuvola plumbea. L’idea surreale esplora l’assurda possibilità di cosa

accadrebbe se tutte le ombre, fatte di nulla, si comportassero improvvisamente alla stessa maniera,

acquisendo improvvisamente fisicità. La scena pittorica si costruisce nella narrazione di come lo

spazio vuoto, l’ombra o l’aria, si ribellasse ad essere pensata sempre al negativo, di essere quindi una

presenza scontata.

Disegni

Un’intera parete è dedicata agli spunti visivi nati accanto alle opere in mostra. Si tratta di una “nuvola”

di disegni di varie dimensioni: testimonianze di una ricerca formale, oltre che espressiva, sui temi che

ricorrono in questo percorso. Questi lavori tentano di cogliere su carta l’esperienza di un’idea facendo

leva su un forte carattere pittorico del reale. Dagli studi sulle scene di mercato alle figure dei pescatori,

dalle maschere dei riti rurali ai bozzetti di personaggi ripresi da Tintoretto, dall’umano astratto a

un’iconografia alternativa della cecità metaforica. Il disegno passa dall’essere uno strumento di studio

a gesto esplorativo e pittorico.

Biografia dell’artista

Olga Lepri consegue il diploma di baccalaureato alla Scuola Europea di Bruxelles nel 2015. Nel 2021

completa l’intero ciclo accademico magistrale e specialistico in Pittura e Arti Visive all’Accademia

di Belle Arti di Venezia, dove per due anni svolge l’attività di tutoraggio affiancando il Prof. Mauro

Zocchetta al corso di Anatomia Artistica. A completamento della sua formazione, nel 2022 consegue

il Master of Art presso la Luiss Business School, approfondendo l’ambito delle pratiche curatoriali,

di gestione e progettazione artistica. Nel 2017 ha vinto il Premio Mascha Starec delle Giornate

Animate di Venezia con l’animazione pittorica VISITOR e nel 2018 partecipa alla mostra ATELIER

12 curata da Luca Reffo in occasione di Art Night di Venezia e in collaborazione con l’Università di

Ca’Foscari. Nel 2022 espone nella mostra Arcipelago Aperto presso i Magazzini del Sale, a fianco di

artisti affermati ed emergenti, curata da Miguel Mollol, JuliaTerzano, Martina Cavallarin e Daniele

Capra. Nel 2023 viene selezionata come finalista al Premio Combat esponendo al Museo Civico

Giovanni Fattori di Livorno e vince l’opportunità di partecipare al V ciclo della residenza artistica

Paratissima Factory di Torino. La residenza si è conclusa con la mostra Infra-ordinario

contemporaneo curata dalle curatrici Valeria Cirone e Valentina Coppola durante la settimana di Turin Art Week 

e in occasione della fiera d’arte Artissima. Nello stesso anno è chiamata insieme altri

otto artisti ad esporre alcuni lavori presso la sede di E.A.H. -Eataly Art House di Verona per la mostra

collettiva Première a cura di Luca Beatrice sulla pittura emergente italiana, inaugurata in occasione

della fiera Arte Verona. Nel 2024 ha esposto alla personale Risvegli presso Giovanni Remoli Art

Gallery a cura di Valeria Cirone e alle mostre collettive Equivoci di Galleria Gare 82 a cura di Paola

Rivetta e Federica Picco. Nello stesso anno è invitata alla Galleria Giovanni Bonelli a realizzare delle

opere per Le Diable au Corps alla Galleria Giovanni Bonelli curata da Daniele Capra e Massimo

Mattioli. A settembre 2024 Olga Lepri partecipa alla mostra Aere della rassegna Isola Prossima presso

il Museo della Penna di Perugia a cura di Massimo Mattioli. L’artista ha collaborato con la rivista

d’arte americana The Brooklyn Rail Magazine nel 2019 come assistente alla produzione editoriale e

nel 2023 con la nota galleria francese d’arte contemporanea Galerie Nathalie Obadia. Nel 2022 ha

curato la mostra SPAZIOTRACCIA presso il Museo Christian Andersen di Roma insieme al collettivo

curatoriale del Master of Art di Luiss Business School e in collaborazione con Achille Bonito Oliva.

Ad oggi Olga Lepri è stata citata su testate giornalistiche come: Artribune, ArtsLife, Espoarte, Il

Giornale dell’Arte, Il sole 24 ore, Inchiesta online, Insideart, Milanodabere, La Cronaca di Mantova,

Terrenostre; e su Rai 5 cultura, Rai 3 e TGCOM24.

La mostra gode del patrocinio del comune di Maddaloni 

Informazioni pratiche

La mostra sarà aperta al pubblico dal 7 settembre al 5 ottobre 2024

Opening su invito 7 settembre ore 18.00

Museo Archeologico di Calatia

Via Caudina, 353, 81024 Maddaloni (CE)Orari:

9.00 – 20.00

Chiuso il martedì

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