’Na Santarella, al Teatro Comunale la commedia di Scarpetta

’Na Santarella, al Teatro Comunale la commedia di Scarpetta

Redazione – Nuovo appuntamento al Teatro Comunale di Caserta. Da venerdì 28 marzo a domenica 30 marzo (venerdì ore 20.45, sabato ore 19.00, domenica ore 18.00) l’Ente Teatro Cronaca, Sgat Napoli/Teatro Augusteo presentano ’Na Santarella di Eduardo Scarpetta adattamento e regia Claudio Di Palma con Massimo De Matteo e con

Chiara Baffi, Marika De Chiara, Angela De Matteo, Carlo Di Maro, Luciano Giugliano, Valentina Martiniello, Peppe Miale, Sabrina Nastri, Domenico Palmiero, Federico Siano

scene Luigi Ferrigno
costumi Annamaria Morelli
musiche Paolo Coletta
aiuto regia Manuel Di Martino

Sabato 29 marzo alle ore 17.00, sempre al Teatro Comunale di Caserta, Massimo De Matteo e la Compagnia saranno ospiti del ciclo di incontri “Salotto a Teatro”, condotti dalla giornalista Maria Beatrice Crisci.

Due pronunciamenti testuali così contrastanti sulle virtù e i vizi di un’unica persona ci dicono, fra le altre cose, che Scarpetta ha inteso eleggere questa sua Santarella a simbolo di un emblematico dualismo comportamentale.

Una donna dalla doppia personalità, insomma: timida e timorata di Dio, ma anche, intimamente, estrosa, ribelle e volitiva. Ma le pulsioni latenti di questa femmena, che è “angelo e diavula”, per Scarpetta sono anche l’occasione per svelare bipolarismi caratteriali assai più diffusi.

In questo senso, emblema e cardine di infingimenti e contraddizioni varie, è, naturalmente e soprattutto, il Felice “di turno”, per l’occasione in abiti di musicista compositore. Intorno ai due, l’autore costruisce una rete di umanissimi, ancorché anomali, figuri tutti alle prese con dissonanze interiori mal risolte, con vizi, ipocrisie ed ambizioni nascoste a malapena. Tutti con indosso vesti di convenienza che mistificano le identità e tutti, allo stesso tempo, capaci di trovare soluzioni alle proprie nevrosi negli stessi equivoci prodotti.

Per questo non nasce dramma. Mai. Neppure di fronte a spiazzanti fratture psichiche. No, nessun dramma.

Il teatro di Scarpetta, implicitamente sensibile agli sdoppiamenti che il Novecento insinuerà anche negli uomini semplici, si occupa piuttosto proprio del ribaltamento categorico del dramma, ossia, la comicità. In questo senso la costruzione è perfetta e, nella nostra lettura, trova collocazione più opportuna proprio nel teatro.

Il teatro inteso come spazio dell’azione in cui i desideri, le vanità o certe perniciosità umorali, possono immaginare plausibili e creative realizzazioni o terapeutiche risolutive elaborazioni.

Nella nostra scena, dunque, c’è solo il teatro, che sia quello da parrocchia o quello più ufficiale addirittura d’opera. Il teatro, solo: nudo e solenne. Un teatro che, anche fra le quinte, riservi sorprese esilaranti, sappia nascondere o rivelare trucchi ed ambiguità, possa concedere epiloghi inattesi.

Un teatro, inoltre, che ripari le ipocrisie e i disturbi dissociativi dei suoi protagonisti nell’irresistibile e cinica drammaturgia che Scarpetta tipizza con impareggiabile e consapevole ironia.

Claudio Di Palma

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