Nasce il grammar nazi, il guardiano dello stile corretto
(Vincenzo Simoniello*) – L’espressione inglese grammar nazi – che ritroviamo spesso anche nella grafia grammarnazi o grammar-nazi – indica generalmente «una persona che ha una vasta conoscenza della grammatica e abitualmente corregge ogni errore grammaticale (o ortografico) commesso da altri nelle conversazioni, nei testi scritti, online, o in ogni altra forma di comunicazione», secondo la definizione fornita dal Mcmillan Dictionary.
L’etimologia del termine (in italiano, letteralmente, “nazista della grammatica”), che rimanda inevitabilmente all’infelice figura tedesca protagonista del secondo conflitto mondiale, è legata all’uso iperbolico che si fa di nazi/Nazi da almeno due decenni nella lingua inglese: quello per indicare una persona che è percepita come autoritaria, inflessibile, che cerca di imporre le proprie idee sugli altri, e, per estensione, che designa un severo e malvisto guardiano delle norme grammaticali.
Si tratta, insomma, di una sorta di “giustiziere linguistico”, soprattutto di testi scritti negli scambi sincroni e asincroni in Rete, in numero crescente anche nelle interazioni sui social media in lingua italiana (idioma che non presenta ancora un equivalente dell’espressione inglese e che quindi ha adottato il termine come prestito integrale).
Usato per la prima volta online in un newsgroup nel 1991, la fama della figura del “guardiano della grammatica” ha assunto nel tempo una serie di connotazioni anche alquanto ironiche, come dimostrano i vari meme, gif e siti dedicati disseminati nel Web, e il recente caso emblematico della diffusione della notizia – poi rivelatasi una bufala ad opera di una rivista satirica irlandese – che a Berlino si fosse tenuto il primo raduno di grammar nazi; circostanza che non ha fatto altro che aumentarne la diffusione anche al di fuori del contesto anglosassone.
Una singolare espressione dalla crescente notorietà a livello globale, quindi, che ritroviamo ad esempio nel simpatico sottotitolo della Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi), lavoro di Vera Gheno, linguista e docente all’Università di Firenze e di Siena, secondo la quale la figura del grammar nazi è particolarmente incoraggiata in un contesto in cui i social rappresentano «[…] semplicemente la cartina di tornasole delle carenze linguistiche esistenti nella “vita reale”», errori oggi «[…] più visibili di quanto non lo fossero nell’era pre-internet».
* Dottorando di Ricerca in “Eurolinguaggi e Terminologie specialistiche”, Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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