Nella Caserta deserta tra cibo e arte da Prosit 1990
(Enzo Battarra) – Domenica di piena estate. Il cielo è carico di nuvole. Ogni tanto cade giù un po’ di pioggia. Il pensiero è a quelli che stanno in spiaggia. Qui in città è un piacere non essere assaliti dalla calura.
Caserta è deserta. Non per fare la rima, ma è proprio così. Si pranza fuori, in casa fa comunque troppo caldo. È un’occasione per andare a visitare Peppe Russo e il suo Prosit 1990 nel cuore della città, nel quartiere della Santella, a due passi dalla Reggia. Un tempo questo era il quadrilatero dell’arte per la città di Caserta. Ora è il luogo della movida serale. Ma il ristorante di Peppe è l’anello di congiunzione tra le tradizioni del territorio e le spinte innovative determinate dai tempi. Lo chef casertano quest’anno è stato insignito anche del titolo di “artista dello street food” in quel tempio della gastronomia italiana che è il ristorante tristellato “Da Vittorio” di Brusaporto, provincia di Bergamo.
Si entra e il primo impatto è quello di un locale estremamente accogliente. E poi qui l’arte c’è, a testimonianza di una memoria del luogo. Non sfuggono all’attenzione i collage di Maria Gagliardi alle pareti, artista capuana colta e raffinata. Tutte le immagini hanno come protagonista il cibo. E poi tra le casse di vino le rane della Cracking Art, le sculture colorate di plastica, quasi un’installazione site-specific. Sono le stesse che erano state poste in vendita a sostegno della Reggia di Caserta e lanciate dallo stesso direttore Mauro Felicori nella fontana del Parco. D’altronde, da alcune settimane il Palazzo vanvitelliano si è popolato di lupi, chiocciole, suricati e altri esemplari.
Il pranzo è servito. Per iniziare una zuppa di cozze scomposta. I mitili hanno trovato nel pomodoro un rifugio sicuro. L’olio ravece ne esalta il sapore.
Sublime la spadellata: reali le capesante, reali le mazzancolle. E non poteva essere altrimenti, all’ombra della residenza regale.
E qua va raccontato il vino. Il desiderio è quello di sfidare gli intensi profumi delle portate con un vino dagli aromi intensi. La scelta cade su Alìe, rosé della tenuta Ammiraglia di Frescobaldi. D’altronde il nome è quello di una delle Nereidi, le ninfe marine.
Il primo piatto è la pasta e patate con frutti di mare. La pasta è quella mischiata, nella più genuina tradizione che tendeva a non sprecare nulla in cucina.
Arriva il calamaro, quello pescato ad amo, con citronette al frutto della passione, accompagnato dai fedeli fagiolini. Un’esperienza sensoriale!
A concludere il tiramisù con kiwi, pesca, pistacchio e polvere di caffè.
Il pranzo è concluso. Si fa una passeggiata alla Reggia?
@EnzoBattarra
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