Nella Reggia come al Drive In, c’è Marco Casentini a Caserta
– “Quando il gallerista Nicola Pedana mi ha proposto di fare un intervento all’interno degli spazi della Reggia ho accettato molto volentieri, anche perché a me piacciono queste sfide. Abbiamo voluto fare un’installazione che dialogasse con gli spazi di questo palazzo. E penso che ci siamo riusciti”. Così ai microfoni di Ondawebtv l’artista Marco Casentini presentando la sua mostra Drive In che si inaugura sabato 13 gennaio alle ore 17. L’esposizione è a cura di Luca Palermo e si svolgerà nelle retrostanze del ‘700 degli appartamenti storici della Reggia di Caserta.
La mostra rappresenta la tappa conclusiva di un percorso espositivo portato avanti dall’artista a partire dal 2017 e che ha coinvolto musei e istituzioni italiane ed estere: da agosto a ottobre la mostra è stata, infatti, ospitata dal Moah, il Museum of Art and History di Lancaster in California. Da novembre a dicembre è stata la Bocconi Art Gallery di Milano a farne da palcoscenico. La tappa casertana è realizzata in collaborazione con la Galleria Nicola Pedana Arte Contemporanea ed è supportata da Gobbetto – Special Resins, Polin e Sikkens. La mostra sarà visitabile tutti i giorni fino al 13 febbraio secondo gli orari di apertura e di chiusura della Reggia.
Il curatore Luca Palermo scrive: «La ricerca di Marco Casentini affonda le sue radici in qualcosa di molto simile a quanto sostenuto da Piet Mondrian: semplificare le forme secondo l’ordine della geometria e dello spazio al fine di ricreare, con elementi minimi, quello stesso spazio nel quale viviamo e con il quale costantemente ci si confronta. Quella di Casentini è una vera e propria geometria dello spazio, dunque, nella quale le forme sono solo un punto di partenza, un pretesto necessario per l’esplorazione e la riproposizione di luoghi che, in qualche modo, sono diventati parti integranti del suo “viaggio” artistico». Palermo poi aggiunge: «Gli elementi che compongono le sue immagini, l’essenzialità, quasi minimalista, delle forme e del colore, dematerializzano lo spazio rappresentato introducendo lo spettatore in un non-luogo mentale emotivamente rilevante, la cui fisicità si lascia solo intuire. Quella di Marco Casentini è una pittura architettonicamente intesa, in grado, cioè, di trasmettere impressioni e suggestioni di un paesaggio urbano e naturale svincolato dalla sua immagine reale, ma che, in qualche modo, ad essa rimanda». E ancora: «Casentini reinventa, dunque, lo spazio attraverso piatte campiture che sembrano restituire una visione aerea della città; il suo lavoro sembra riecheggiare il Manifesto della Aeropittura futurista del 1929: “tutte le parti della città appaiono al pittore in volo schiacciate”. Non esiste un centro focale nel lavoro di Marco Casentini; l’occhio viaggia sulla superficie alla ricerca del “suo” centro focale; lo fa guidato da colori stesi non secondo un rigido e precostituito schema mentale, ma a partire dalle emozioni e dalle sensazioni che, di volta in volta, l’artista ha cercato di trasmettere».
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