Otto marzo. Meno regali, ma più rispetto
(Mario Caldara) – Ciao amore. Oggi è impossibile parlarti. Da stamattina mi tieni il broncio, mi giri le spalle, fingi di non ascoltarmi e guardi da un’altra parte se sono nei paraggi. E, proprio ora, mentre me ne sto seduto con la penna sul foglio, mi passi accanto e mi trafiggi con la tua noncuranza, che, per me, è la più straziante delle torture. Lascio allora che il mio cuore scriva. Non c’è bisogno di spiegazioni per il tuo comportamento. So cosa c’è dietro le tue risposte fatte di monosillabi, ai tuoi sì, no e forse, alla tua graffiante indifferenza, come fossi uno sconosciuto. Sei arrabbiata. Sei furiosa. Né accanto al letto, né in cucina, né in altri luoghi della casa, hai trovato fiori. Forse mi starai maledicendo. Forse ti starai dicendo, colta dalla rabbia, che meriti di meglio di un insensibile, incapace di comprare un bouquet o una rosa. Non sono un insensibile, lo sai. Cosa mi dici ogni anno durante il periodo natalizio, mentre tutti escono dai negozi con bustoni colorati? “Non è questo il senso del Natale. La gente spende, si rimpinza di cibo e fa un bel centrifugato di preghiere e promesse, già dimenticate tra una settimana o due”. Sono d’accordo. Ed è questo il punto: ha senso celebrarti oggi, se sarai dimenticata domani? Ha senso che il mondo ti ponga per ventiquattr’ore su un piedistallo? Al lavoro sei la migliore, ma non sei considerata come meriti, soltanto perché il sabato sera porti i tacchi. Ai nastri di partenza sei sempre in svantaggio e devi faticare il triplo per affermarti. Sei vista perlopiù come un oggetto sessuale, per le tue splendide linee, forme, per la tua irresistibile presenza. Sarebbe stato facile portarti dei fiori, gettarti un po’ di fumo negli occhi, illuderti. Ho deciso di non farlo perché è un giorno normale, perché la donna sa essere eccezionale ma non lo si vuole far notare. Festeggiarti oggi sarebbe come darti un contentino. Sminuirei te e tutte le donne che sono morte per avere quei diritti che tu hai. Loro non vorrebbero che ti celebrassi. Ne sono sicuro. Non è quello per cui hanno dato la vita. Non sono morte per un mazzo di fiori l’anno e nemmeno per vedere che ti accontenti di un augurio. Vorrebbero che tu lottassi, che dessi un seguito alle loro azioni, che raggiungessi quello che ancora tu e tutte le donne dovreste avere di diritto. Ho comunque un regalo per te. Una promessa, un dovere, un diritto: sarò sempre al tuo fianco, ti terrò per mano, ti sosterrò, ti amerò. Cammineremo insieme verso il nostro sogno. Ricordi il nostro sogno? Certo che lo ricordi. Un mondo che non si ricorda di te solo quando deve e che non ti rigetti come se il tuo legittimo posto fosse a un livello inferiore. È per questo che oggi non ti celebro. Voglio farlo tutto l’anno. Voglio combattere al tuo fianco tutto l’anno. Perché sei eccezionale, perché meriti di più. Perché sei uguale a me. Perché ti amo. Perché ti rispetto.
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