Pablo Picasso a Pompei. E la sua “Parade” vive a Capodimonte
(Mario Caldara) – David Gilmour, in occasione delle sue date a Pompei nel 2016, definì la città come “infestata dai fantasmi”. Gli si può dar torto? È facile pensare – con un pizzico di fantasia, o forse di sensibilità – a questa città antica come a un luogo in cui vagano continuamente anime, a un luogo che emoziona. A emozionarsi, fu anche Picasso che, durante la sua visita nel sito archeologico, trasse sicuramente ispirazione dalla bellezza eterna delle mura antiche o delle domus.
In quanto artista, potrebbe non aver dimenticato mai quell’esperienza, desiderando di ritornarvi. E, in un certo senso, vi è tornato davvero e si tratterrà fino al 10 luglio. Si celebra a Pompei e a Napoli il centenario del viaggio di Picasso in Italia che l’autore compì insieme a Jean Cocteau per lavorare con i Balletti Russi a Parade, balletto che andrà in scena a Parigi a maggio del 1917, su soggetto dello stesso Cocteau e musica di Erik Satie. Durante il soggiorno in Italia l’artista fu a Napoli due volte, tra marzo e aprile del 1917, e a Pompei. La Reggia di Capodimonte ospita ora nella sala da ballo il sipario Parade. È quindi a Napoli, per la prima volta, la più grande opera di Picasso, di capitale importanza per l’arte moderna, una tela di 17 metri di base per 10 di altezza, conservata al Centre Georges Pompidou di Parigi ma, per le sue dimensioni, esposta solo in rare occasioni. Intanto, all’Antiquarium di Pompei è ospitata la mostra dedicata ai costumi del balletto Parade, che sono affiancati da una selezione di maschere antiche e africane, la cui presenza ha un valore simbolico, nonché necessario. Attraverso queste, infatti, si è in grado di comprendere quale fosse il rapporto tra Picasso e il tema della maschera, arrivando alla conclusione che lui stesso si rivedeva in alcune.
Il rapporto tra Picasso e il balletto Parade fu profondo, con i costumi che riflettono in modo del tutto trasparente il suo genio, che arriva all’occhio umano con tutta la sua forza. E così si possono osservare i diversi costumi, che appartenevano a personaggi circensi eccentrici o anche metropolitani, quali il manager francese, quello americano, il cavallo, il prestigiatore cinese o gli acrobati. Un connubio tra arte e moda, con la prima che abbraccia la seconda e viceversa, da cui ne nascono costumi originali, insoliti, pesanti e poco “pratici” per gli interpreti chiamati a indossarli. Un connubio, dal quale nacque quello spettacolo celebre che portava la firma inestimabile di Picasso. Come fu per allora, quei costumi saranno in scena al Teatro Grande di Pompei, il 27, 28 e 29 luglio con i due balletti, Parade e Pulcinella, su musiche di Stravinskij, i cui interpreti saranno i primi ballerini dell’Opera di Roma. A un secolo esatto dalla sua visita, nonostante il suo ritorno sia questa volta di natura spirituale, la sua presenza si sentirà come se giungesse a Pompei in carne e ossa. Il tutto, poi, ha un sapore romantico. Lui, infatti, si innamorò di questa città, delle terre campane, un amore, un’ammirazione ispiratrice, tramutata, da maestro immortale qual è, in arte. La stessa arte che all’Antiquarium di Pompei lascia senza fiato.
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