Parliamo di… La menzogna, come riconoscerla e gestirla

Parliamo di… La menzogna, come riconoscerla e gestirla

Rubrica a cura di Tiziana Barrella (immagine Eleana Zaza)

ph Gabriella Salomonica

-A Roma, un celebre mascherone collocato nel pronao della chiesa di Santa Maria in Cosmedin e raffigurante un volto maschile alquanto inquietante, è  associato ad una leggenda fascinosa da cui traevano utilità i mariti e le mogli che temevano l’adulterio: chi introduceva la mano nella bocca del barbuto mentendo avrebbe perso il prezioso arto!  Ci troviamo dinanzi alla rinomata “Bocca della Verità “ l’opera marmorea probabilmente rappresentante un fauno e risalente al I sec. a.C. che aveva il compito di smascherare i bugiardi e i fedigrafi.

Abili mentitori, frottole narrate per amplificare il proprio ego, menzogne raccontate per paura, per guadagno o solo  per prendersi gioco di qualcun altro; la menzogna ha molte motivazioni e qualunque sia stata la nostra o quella di chi ci ha raccontato qualcosa di non propriamente vero, tutti almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato,  come “artefici o come vittime”, una bugia.

C’è chi poi non può fare davvero a meno di mentire e racconta frottole talvolta anche senza che, almeno apparentemente, possa esserci una vera e propria motivazione; l’argomento ampio e complesso induce ad affrontare lo  studio della menzogna non solo  individuandone i parametri che la catalogano o i potenziali  elementi che consentono di  smascherarla, ma anche comprendere le motivazioni che spingono ad artefare la realtà dato che, già dalla più tenera età,  i bambini cominciano a mentire per mascherare una marachella o per ottenere dei piccoli vantaggi.

Secondo le definizioni più classiche la menzogna è un atto comunicativo verbale e non verbale volto consapevolmente ad ingannare un altro  ed è caratterizzata  da una falsità del contenuto espresso, dalla piena consapevolezza di tale falsità e ovviamente, dalla intenzione di ingannare il destinatario.

in ogni caso la storia della menzogna ha origini piuttosto antiche e ripercorrerle seppur parzialmente, fa comprendere come l’interesse verso le fandonie è sempre stato piuttosto elevato!

Se ne trova traccia nella religione, nella storia, nella letteratura, nell’arte, tutti insomma ne sono incuriositi  “omnis homo mendax”  ogni uomo è menzognero cita la Bibbia (Salmo 115, 11).

 Sant’Agostino (354 d.C. -430 d.C.), filosofo e teologo romano  nel De Mendacio  scriveva che  Dio non chiede di ‘dire la verità’, bensì di non ‘rendere falsa testimonianza’, ovvero di non commettere quell’atto di violenza che è l’inganno, sia esso compiuto per nobili o abietti motivi, per difesa o addirittura per amore.

Nel III libro della Repubblica, Platone (428 a.C.- 348 a.C.)  filosofo greco, considerava la menzogna come un rimedio, una medicina, da utilizzare nell’interesse della polis il mito della nobile menzogna, artefice dello Stato ideale; rimanendo nell’antica Grecia anche Aristotele (384 a.C.- 322 a.C.) discepolo di Platone, analizza i diversi tipi di bugiardo e mette in rilievo come la menzogna comporti  problema per la società (Etica Nicomachea).

Nel Basso Medioevo Tommaso d’Aquino (1225 -1274), religioso e teologo, asserisce che il bene presuppone il vero e ribadisce che la menzogna è un peccato contro la verità (Summa Theologiae)  Egli distingue la menzogna da altre forme di non sincerità, come la simulazione, l’ipocrisia, la millanteria e l’ironia, tutte, comunque, da evitare. Non è dello stesso avviso invece Niccolò Machiavelli (1469-1512 ) storico e filosofo fiorentino che secoli dopo sosteneva che l’uomo di governo doveva essere abile nel simulare e dissimulare, nell’unire l’astuzia alla forza, pur senza apparire spergiuro e mentitore. In tempi certamente più recenti Luigi, Pirandello (1867-1936) drammaturgo italiano, evidenziava come l’uomo ha la necessità di indossare una maschera, quasi  per sopravvivere nel mondo. La maschera, la frantumazione della propria identità in base al contesto in cui ci si trova, è in qualche modo una forma di menzogna.

Mentire può sollevare da una situazione pericolosa o imbarazzante, può risolvere temporaneamente una difficoltà, può evitare uno spiacevole dolore a terzi inconsapevoli, ma è anche vero che, si è sempre detto, le bugie hanno le gambe corte  nel senso che davvero a volte non ci portano avanti per molto e se lo fanno la strada è piuttosto faticosa!

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Tiziana Barrella
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Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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