Piccolo Cts Caserta, sulla scena i poeti maledetti di Mocciola
(Comunicato stampa) – La nuova stagione teatrale del Piccolo Teatro Cts di Caserta inizia con una “doppietta” molto particolare. Ovvero, eccezionalmente questo fine settimana prevede due spettacoli diversi, entrambi vietati ai minori di 18 anni. Infatti per sabato 9 novembre alle ore 21:00 in scena ci sarà lo spettacolo Ho scritto il silenzio, le parole nude di Arthur Rimbaud, di Antonio Mocciola con Emanuele Di Simone per la regia di Giuseppe Brandi. Questa la sinossi: 10 luglio 1873, un afosissimo
pomeriggio in una stamberga di Bruxelles. Verlaine e Rimbaud, amanti poeti, nudi e sfiniti dall’alcool e
dalle droghe, hanno un ennesimo litigio. Paul spara ad Arthur, due colpi. Il primo lo ferisce al polso, il
secondo va a vuoto. Spaventato dal suo stesso gesto, Verlaine fugge. Rimbaud, sotto shock, resta in
camera per ore, a osservare il sangue fluire, come in un estatico dolore. E’ così che comincia “Non più
tuo, Rimbaud”, il monologo rovente che Antonio Mocciola scrive e dirige e che interpreta Emanuele Di
Simone. In una sorta di lettera-flusso di coscienza, Rimbaud scrive – come sotto dettatura in trance – al
suo amato assassino, decidendo finalmente di staccare la spina a una relazione tossica. Emanuele Di
Simone, completamente nudo per tutto lo spettacolo, incarna la sofferenza e la follia del giovane poeta
maledetto, in un alternarsi di lucidità e perdizione che non può non chiudersi con uno dei due soli atti di
volontà di quello che Verlaine soprannominò “L’uomo dalle suole di vento”. L’ultimo, quello fatale,
sarà imbarcarsi per l’Africa, dove si ammalerà per morire poi a soli 37 anni. Paul Verlaine lo
raggiungerà 5 anni dopo.
Mentre per domenica 10 novembre alle ore 19:00 in scena ci sarà
Francesco Petrillo con lo spettacolo Mal d’aurora, scritto da Antonio Mocciola con la regia di
Giuseppe Brandi. Racconta la storia del poeta francese, di origine uruguaiana, Lautréamont,
pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse, considerato il predecessore fra i poeti maledetti francesi. In
questo testo viene raccontata la sua breve esistenza, mettendo in luce la sua genialità “maledetta”, le
sue debolezze e fragilità (per tutto lo spettacolo l’attore reciterà completamente nudo) e il rapporto col
suo paese d’origine e la figura materna. Il Lautréamont di Mocciola ha un ritratto lunare, quasi
licantropesco, che aspetta e teme l’aurora incombente, cantando all’infinito il suo male di vivere,
flirtando con la morte. Morte che lo aggredirà in circostanze misteriose, in una squallida stanza
d’albergo, in un’alba qualunque, a 24 anni, nel 1870. L’anno dopo s’incontreranno Verlaine e Rimbaud,
raccogliendo l’eredità artistica di un ragazzo geniale e sfortunato. Il seme era gettato, i fiori del male
potevano crescere belli, e ribelli.
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