Pompei Parco Archeologico, restituiti affreschi del I secolo d.C.
-Si è svolta presso il Museo Archeologico “Libero D’Orsi” di Castellammare di Stabia la cerimonia di restituzione di tre frammenti di affreschi parietali del I secolo d.C., trafugati dalle ville stabiane e da Civita Giuliana presso Pompei, recuperati dal Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale del Nucleo di Monza. Le tre pitture ritorneranno a far parte della raccolta di decorazioni antiche del Parco Archeologico pompeiano.
Alla manifestazione di riconsegna sono intervenuti Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei – Ministero della Cultura, Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, Gaetano Cimmino, Sindaco della Città di Castellammare di Stabia, Laura Pedio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, e Roberto Riccardi, Generale di Brigata e Comandante dei Carabinieri Nucleo TPC. Al medesimo evento hanno, inoltre, partecipato le responsabili della Reggia di Quisisana, dove ha sede il museo D’Orsi, e delle Ville di Stabia, Maria Rispoli e Silvia Bertesago, la Responsabile dell’Ufficio Tutela, Anna Onesti, e una rappresentanza del Nucleo TPC di Monza guidata dal Luogotenente Comandante Scelto Raffaele Adorante. Non sono mancate, infine, le presenze di Nunzio Fragliasso, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata, Pierpaolo Filippelli, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata e del Maggiore Giampaolo Brasili per il Nucleo TPC di Napoli.
Per quanto riguarda gli affreschi che in origine si trovavano nelle Ville di Arianna e San Marco di Castellammare il loro furto risale agli anni Settanta, mentre il loro ritrovamento è avvenuto nell’estate del 2020 nell’ambito della campagna investigativa del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza finalizzata al contrasto del traffico illecito internazionale di beni archeologici.
Anche i frammenti delle pitture di Civita Giuliana sono stati recuperati grazie all’attività di indagine condotta dal medesimo comando della “benemerita”, ma questa volta del Nucleo di Napoli. Le ricerche erano già cominciate nel 2012 nel corso di una complessa operazione di inchiesta nei confronti di un sodalizio criminale dedito allo scavo clandestino ed alla ricettazione su territori nazionale ed internazionale dei beni archeologici.
“La restituzione di questi frammenti è significativa per più ragioni”, ha dichiarato Massimo Osanna, aggiungendo, inoltre, che è stato ricomposto “in entrambi i casi un contesto archeologico che era stato violato e che permette di restituire completezza allo scavo. Ogni reperto costituisce un tassello importante della storia e della conoscenza di un luogo e va sempre tutelato e preservato”.
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