Pubblicata Ekatomére, antologia di 34 racconti del lockdown
– Da oggi in tutte le librerie si potrà trovare «Ekatomére. Racconti tra Decamerone pandemia». Un diario di bordo di una quarantena narrata a più voci. Dopo il successo delle “Istanze poetiche”, Terra Somnia Editore, la casa editrice nata da una idea di Alessia Guerriero, Paolo Miggiano, Brizio Montinaro e il napoletano Alessandro Polidoro, annuncia dell’uscita di “Ekatomére“.
«E’ questo – spiegano i promotori – il suo secondo libro in catalogo, un’antologia di vari autori curata dalla salentina Paola Bisconti. Ekatomére, dal greco “Ekato” (cento) e “Iméres” (giorni), da oggi è disponibile in molte librerie d’Italia ed in particolare in quelle di Caserta, Napoli e Lecce, luoghi di provenienza della maggior parte delle autrici e degli autori, oppure richiedendolo direttamente all’indirizzo email della casa editrice terrasomniaeditore@gmail.com».
E ancora racconta: «Stava per finire l’inverno e, con il virus del Covid19, arrivò il lockdown. Da un giorno all’altro, le strade si fecero deserte, i negozi furono chiusi, la polizia, con gli altoparlanti gracchianti invitava, a non uscire di casa, i parchi furono sbarrati. Non sapevamo quanto sarebbe durato. Alle porte della primavera ci volevano convincere che tutto sarebbe andato bene. L’importante era stare buoni e rispettare le regole e molti, per esorcizzare le paure, si misero anche a cantare dai balconi. Il suggestivo selciato bagnato di Piazza di San Pietro a Roma ci sembrò il sagrato di un mondo fermo, attraversato da un uomo solo vestito di bianco. Venezia era senza acqua alta, ma insieme a Firenze, Milano e altre grandi città, era rimasta anche senza le persone, senza i turisti. Chiusero quasi tutte le attività commerciali, tranne quelle di prima necessità, tante persone rimasero senza un lavoro, qualche sussidio dello Stato, arrivato pure tardi, e si sperava che finisse. Anche noi di Terra Somnia (la casa editrice che avevamo costituito pochi giorni prima) speravamo che durasse poco e decidemmo di lasciarne traccia di quel tempo fermo, imposto, di attesa».
Quindi, aggiungono: «Lanciammo la nostra idea affinché gli scrittori raccontassero quel tempo, anche con la leggerezza che ritenevamo essere necessaria. Volevamo che oggi, come durante la peste del 1348 a Firenze, gli scrittori ci raccontassero le loro novelle. Ci hanno scritto in tanti e li ringraziamo tutti. Tra questi ne abbiamo selezionati trentaquattro, una rappresentanza simbolica di quella onesta brigata che, come nel Decameron del Boccaccio, ci ha raccontato i giorni di questa nuova pestilenza.
In estate, mentre noi lavoravamo alla selezione dei racconti che ci erano pervenuti, ci avevano fatto credere che fosse finita; un generalizzato “liberi tutti” che ci ha fatto abbassare la guardia. In preda alla necessità del divertimentificio, tutti in vacanza sulle spiagge, meglio se nostrane, ma qualcuno ha preferito volare anche all’estero. E mentre irresponsabilmente i giovani si assembravano nelle piazze della movida, su qualche isola del Pacifico pare fossero finiti anche coloro che avrebbero avuto il dovere di programmare il rientro, organizzare i mezzi di trasporto, dotare gli ospedali di quanto necessario ad una quanto mai scontata ricomparsa del virus. Il risultato è stato che ora mentre il nostro Ekatomére è pronto per raggiungere le vetrine delle librerie, trovandole probabilmente ed inesorabilmente chiuse, il morbo è ancora tra noi e più virulento di prima e, come un corvo, volteggia sulle nostre vite. Siamo, quindi, nella cosiddetta seconda ondata di questa pandemia che viene da lontano e che sembra permanere nelle nostre città».
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