Qualità della vita, Caserta sempre più giù
(Beatrice Crisci) – Caserta scende al 91esimo posto sulle 110 province italiane nella classifica annuale di ItaliaOggi – Università La Sapienza sulla qualità della vita. Nel 2015 il capoluogo di Terra di Lavoro era all’89esimo posto. Al di là della retrocessione di due posizioni, già di per sé grave, va detto che Terra di Lavoro non riesce a rialzarsi dai bassifondi della graduatoria. E questo nonostante i tentativi di riscatto messi in atto in tutta la provincia e nonostante quel patrimonio monumentale, archeologico, architettonico, artistico e storico di cui la Reggia è il punto più alto, ma la ricchezza di attrazioni è ingente. E invece no. Si sta giù in classifica, si sta giù per problematiche economiche, occupazionali, ambientali, ma anche culturali e turistiche. Sono trascorsi più di venti anni da quando al Cts, il Piccolo Teatro di Caserta, alla notizia di essere ultimi nella graduatoria nazionale si pensò di organizzare una manifestazione dal titolo “Novantacinquesimo posto”. E sì, all’epoca il numero delle province era di 95. E Caserta era proprio il fanalino di coda. Ci fu un sentimento diffuso di rivalsa e i casertani impegnati nel mondo della cultura e dello spettacolo, a partire da Toni Servillo, si impegnarono in una rassegna che dimostrò tutta la vitalità e la qualità di un territorio e dei suoi talenti. Forse, non sarebbe male ripetere un’iniziativa del genere.
Uno sguardo ora al territorio nazionale. E’ Mantova la provincia italiana dove si vive meglio. La città lombarda scalza Trento, che era al primo posto senza interruzioni dal 2011 e che ora deve accontentarsi del secondo posto.
Altro nuovo ingresso sul podio è Belluno, terza, in salita dall’ottava posizione. Scendono Pordenone (da terza a quarta) e Bolzano (da seconda a ottava). L’ultimo posto è di Crotone, sebbene, rispetto alle altre province meridionali, presenti elementi di discontinuità. Qui, infatti, il tenore di vita è accettabile. E la provincia è addirittura ricompresa nel gruppo delle più virtuose nelle dimensioni criminalità e popolazione.
A deludere sono anche le grandi aree urbane, che arretrano tutte, rispetto allo scorso anno, a eccezione di Torino (che sale di 6 posti). Ma se Milano e Napoli perdono rispettivamente 7 e 5 posizioni, Roma ne perde 19 (31 in confronto al 2014), posizionandosi su livelli di qualità di vita insufficienti.
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