Qui si crede alla cicogna, nei Mazzoni il nido dei grandi uccelli
– I Mazzoni, territorio ampio e indefinito, posto dopo Capua nell’area della “Terra felice”, dove un tempo c’erano paludi da bonificare. Comprese tra Grazzanise e Castelvolturno, passando per Brezza e Sant’Andrea il Pizzone, le aree dei Mazzoni vennero concesse da Mussolini ai soldati-contadini, per lo più veneti, reduci del primo conflitto mondiale. Ahimè, quanto costò questa ricompensa ai “leborini”! Così tanto, che alle proteste degli ex combattenti casertani ne seguì, nel 1927, lo scioglimento dell’intera Provincia. “I Mazzoni sono una plaga che sta fra la provincia di Roma e quella di Napoli (ex Caserta, ndr): terreno paludoso, stepposo, malarico, abitato da una popolazione che fin dai tempi dei Romani aveva una pessima reputazione ed era chiamata popolazione di latrones”, così tuono’ Mussolini in parlamento, a proposito della soppressione della Terra di Lavoro.
Di quella storia, oggi, non restano che i ruderi delle ex ONC, Opera Nazionale Combattenti, residenze di campagne destinate ai coloni del “ventennio”.
Oggi, tra aziende bufaline e campagne che riecheggiano scenari “gomorriani”, tutto sembra rinascere a nuova vita, in quest’inizio di primavera in un anno ancora segnato dall’epidemia e dal distanziamento sociale.
Appollaiati su di un gigantesco traliccio in ferro ci sono due cicogne, venute da lontano, a riprendere possesso del nido che già imbastirono due anni or sono. Covano le loro uova, planano alla ricerca di cibo per i loro piccoli, si mostrano agli occhi dei curiosi rivelando la loro bellezza e la loro maestosità ornitologica. Sono un segno di speranza, un simbolo della forza della natura che, nel bene e nel male, riesce sempre a prender sopravvento sull’uomo e sulle sue rovinose miserie contemporanee, lasciando così spazio all’immaginazione in chi riesce ancor a guardare il fascino del creato nella sua più disarmante semplicità.
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