Re Carlo III di Borbone. La fisiognomica dei vecchi reali

Re Carlo III di Borbone. La fisiognomica dei vecchi reali

Tiziana Barrella

-Sebbene esistano tecniche che riproducono il volto degli antichi abitanti della terra attraverso delle ricostruzioni computerizzate (che partono dal ritrovamento del cranio e dall’analisi del DNA per tentare di comprendere le fattezze dello scheletro rinvenuto) e nonostante, attraverso l’operazione di imbalsamazione, (pratica comune agli antichi egizi) attualmente riusciamo a comprendere come fossero i nostri avi, ad oggi, l’unico modo per conoscere i volti dei nostri predecessori, resta pur sempre, un’opera d’arte.

L’uso di far dipingere o scolpire  la propria immagine,   era nel passato riservata solo a chi poteva investire forti somme di danaro per ingaggiare artisti di professione. Fatta eccezione quindi dei modelli che posavano nelle vecchie botteghe artigiane, la “fisicità” che arriva ai giorni nostri, evidenzia tratti somatici e caratteristiche morfologiche piuttosto limitate rispetto alle infinite tipologie di volti e corpi esistenti nella realtà.

L’usanza prevalente del passato era quella di concordare matrimoni fruttuosi che potessero garantire alleanze, legami economici, politici. Talvolta, ci si sposava addirittura anche fra parenti piuttosto stretti, tra zii e nipoti (in antico Egitto anche tra fratelli) cugini di primo grado; Giovanna di Castiglia, nonna di Carlo II di Asburgo, ad esempio, pare provenisse addirittura da ben quattordici generazioni di matrimoni fra cugini avvenuti senza indugio e al fine di preservare “il sangue blu”.

La genetica e la biologia hanno così riprodotto, oltre a malattie ereditarie e talvolta mortali, anche specifiche caratteristiche fisiche, limitando la più ampia miscellanea di caratteri somatici di cui invece poteva godere il popolo, non necessariamente costretto a mantenere inalterato il proprio lignaggio.

Spesso sentiamo dire che gli antichi erano più brutti e che oggi, gli esseri umani, sono senz’altro migliorati esteticamente rispetto a qualche secolo fa. Ma in realtà e a ben vedere, quante testimonianze di volti di persone comuni abbiamo realmente? Non esistevano le foto, ( nate solo nel 1839) ne’ i social su cui avere una straordinaria panoramica di persone di ogni etnia o professione, ma solo artisti che, riproducevano più o meno fedelmente, la realtà circostante.

I nobili, i ricchi mercanti, importanti militari, sono quelli che compaiono più spesso di tutti nelle tele dell’epoca ed è proprio su uno di loro che rivolgeremo la nostra indagine fisiognomica.

Nella Reggia di Caserta è esposta una a tela che riproduce l’immagine del Re Carlo III di Borbone e che non circola normalmente sul web. Attaccatura dei capelli a forma di cuore, ( solitamente coperta da una parrucca) fronte ampia, sopracciglia chiare e poco folte, occhi chiari, ampio spazio fra le sopracciglia e naso piuttosto importante con punta rivola verso il labbro superiore, filtro poco evidente per via del naso, bocca larga, labbro inferiore più grande rispetto al superiore, mento pronunciato e tondeggiante. La fascia affettiva del viso è la più manifesta, rispetto alle altre due (intellettiva e istintiva) ma non di minor importanza e’ proprio quella che parte dall’attaccature dei capelli fino ad arrivare alle sopracciglia, appunto la fascia intellettiva. Ma cosa significano tutte queste caratteristiche fisiognomiche e soprattutto, rispecchiano la personalità che emerge dai testi dell’epoca e dalle cronache ufficiali?

Non sempre chi aveva ruoli di potere poteva manifestare liberamente le proprie fragilità o il proprio carattere ed è proprio per questo che ci avventureremo nella lettura del volto di un famoso personaggio settecentesco, con tutti i limiti di un’immagine statica e che probabilmente, è stata resa un po’ meno fedele alla realtà dall’artista compiacente  che l’ha rappresentata.

Il re, aveva senz’altro una grande forza di volontà e  una spiccata sensibilità. Amante del bello, attratto più o meno velatamente dalla spiritualità ed affascinato dai misteri della vita, era probabilmente e  non solo per il proprio ruolo, molto più capace a “prendere” che a “dare”, caratteristica che si evince dalla forma del suo labbro inferiore.

Dotato di una certa  sensibilità, aveva però la necessità  di appannarla e non manifestarla in modo evidente, ma ciò è piuttosto naturale per un sovrano che in ogni caso avrebbe dovuto mostrare solo la sua forza. piuttosto che i suoi punti deboli.

A giudicare dal suo naso pronunciato, aveva inoltre probabilmente una buona capacità di comando ma anche una naturale propensione ad affidarsi, anche se con alcune remore e paure. Ovviamente va da sé che l’affidarsi totalmente a cui facciamo riferimento oggi, trovava una limitazione naturale e poco sormontabile derivante  dal ruolo di sovrano che imponeva precise etichette e relazioni.

Buona capacità di socializzazione. I suoi sentimenti e le sue emozioni venivano probabilmente molto filtrati dall’uso consapevole e studiato della parola ed in tal caso, non solo per una naturale prudenza dovuta alla elevatissima posizione sociale, ma anche per una caratteristica personologica.

 Gli orientali avrebbero definito la sua salute piuttosto fragile, ma molti particolari del suo volto sono purtroppo oscuri a chi li legge poiché trattasi di un dipinto in cui, molti segni del volto non vengono riprodotti, pensiamo ad esempio a quelle che comunemente chiamiamo rughe e che certamente l’artista se ne vedeva bene dal riprodurre. 

Che fosse dotato di ottima memoria poi, questo lo si evince nitidamente dalla radice del suo naso e che riuscisse invece a cogliere i dettagli delle cose in modo acuto, lo mostrano i suoi occhi.

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Tiziana Barrella
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Avvocato del Foro di Santa Maria Capua Vetere. Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Giuridico Italiano. Segue numerose attività formative per alcune Università italiane. Svolge docenza e formazione per enti pubblici, privati e università. Profiler e studiosa di criminologia e psicologia comportamentale, nonché specializzata già da anni, nello studio della comunicazione non verbale e del linguaggio del corpo, con una particolare attenzione rivolta al significato in chiave criminologica delle azioni eterolesive ed autolesive, necessarie per la redazione di un profiling.

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