Reading nook, quel placido giaciglio dove rilassarsi e leggere
– Talvolta sono dei sottoscala decorati da tappezzerie William Morris; altre volte si affacciano su aperture e viste ben più tangibili e definite dei volumi che racchiudono. I “reading nook”, infatti, altro non sono che placidi giacigli nei quali risulta del tutto naturale accomodarsi e leggere; progettati e realizzati dagli amanti dei libri, sono stati disegnati per assecondare come un’onda il peso di un corpo incantato dalle pagine, appena consapevole d’esser preso in un nodo tra un mondo tangibile e uno codificato dai segni. Per tale motivo, forse, se ne trovano online centinaia d’immagini: anche chi non è solito abbandonarsi alla lettura ne rimane comunque ammaliato, quasi lo scatto avesse il potere di imporre quel silenzio, appena rotto dall’armonico dell’arredamento studiato, della scala colorata delle rilegature, che l’aprire i libri e leggerli immediatamente evoca.
Si dispiegano dunque sotto lampade tenui i “reading nook”, quasi timorosi di allontanare la sera e il tramonto con luci troppo vivide, oppure la loro posizione, selezionata con cura nelle case e nelle stanze, diviene quasi spontaneamente il rifugio di quella luminosità diffusa che è tanto cara al lettore se posata sulla sabbia dorata delle pagine. Frequentemente assumono la struttura di ampie lanterne, nel senso che le finestre possono circondarli di bow-window, sulle quali la neve e il gelo preferiscono arredare lo scenario perfetto per la lettura di Jane Eyre o di Anna Karenina; per stagioni più miti una scelta sembra essere quella dei vimini, forse ad alludere ad un nido che può assumere la forma di amache o di dondoli riempiti di coperte o di cuscini. Le piante, superfluo forse aggiungerlo, sono fedeli amiche dei “reading nook”, così come le candele o le “fairy lights”: il verde degli steli o delle foglie sembra quasi attrarre spontaneamente lo sguardo del lettore dopo il bianco e nero dei fogli stampati; i festoni intermittenti delle “fairy lights” sembrano poi particolarmente adatti alle cupe serate invernali, quando nel buio le luci vanno alla ricerca delle tinte d’agata del legno o delle campiture di cristallo degli specchi. Dopotutto è meglio non disdegnare nemmeno le lampade o le lanterne, nel cui cerchio magico possono prendere vita la stoffa multicolore dei cuscini o la lucida ceramica delle tazze.
Perché cosa sarebbero questi rifugi dedicati alla fruizione dei libri senza i tè, le cioccolate o le tisane? Anche per tale motivo le numerose immagini di “reading nook” sembrano incomplete senza i mug ripieni di caffè schiumato o il candore dei servizi da tè. Su tavolini di legno massiccio, adatti a baite e chalet, o su bassi ripiani la cui tinta quasi ammicca ai tappeti, le tazze sembrano offrirsi alla mano di chi è impegnato a sfogliare i libri, appena cosciente dell’esatta posizione dei mobili e delle cose. Un vago oblio, una patina traslucida ha il dono di posarsi, infatti, sui “reading nook”, in virtù di quella dimenticanza che è propria di chi abbandona un mondo per un altro, una stanza per un libro: a renderli davvero vivi sono infatti le pieghe disordinate dei plaid, le flessioni bizzarre dei volumi abbandonati sui cuscini o il ritratto a carboncino delle ombre sulle pareti. Ne deriva che questi rifugi, lungi dall’essere impeccabili come sotto una teca, perfettamente lindi in vista di uno scatto fotografico, si muovono in realtà tra più dimensioni e spazi; le decorazioni divengono un pretesto per il gusto di chi li abita, ma il nucleo onirico del luogo ne rimane intatto, pronto a cambiare in virtù del romanzo o del racconto prescelto. Per tale motivo forse il sistema più adatto per arredare tali “nidi” della lettura è colmarli solo del libro che si è voluto assaporare, gli arti, il busto abbandonati come su una spiaggia o su un prato, consapevoli d’avere un corpo solo per quel breve attimo che impiega una storia a sbattere le pagine, le sue ruvide, ramate elitre.
*Dottorato di Ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie SpecialisticheUniversità degli Studi di Napoli “Parthenope”
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