Reggia di Carditello, dalle fondamenta alla rinascita
Il Real Sito di Carditello situato nella provincia di Caserta nel cuore della Campania Felix di Virgilio fu costruito per volere di Ferdinando IV di Borbone nel 1787, nell’area destinata all’allevamento, alla selezione di cavalli di razza reale e alla produzione agricola e casearia.
-Progettato dall’architetto romano Francesco Collecini, allievi di Luigi Vanvitelli, il Real Sito di Carditello è composto da una palazzina centrale sormontata da un loggiato e da un belvedere, affiancata da altri edifici come un ampio galoppatoio ellittico, delimitato da due fontane con obelischi e con un tempietto circolare nel mezzo. Il massimo splendore di Carditello viene raggiunto negli anni immediatamente seguenti il completamento: il pittore di corte Hackert già noto per la sua attività alla reggia di Caserta e a San Leucio, riceve l’incarico di occuparsi della direzione delle decorazioni e dell’arredo dell’appartamento reale. La reggia di Carditello si trova a San Tammaro, a pochi minuti da Santa Maria Capua Vetere.
Della magnifica storia di questo sito, per anni dimenticato, ne ha parlato anche la scrittrice e giornalista Nadia Verdile. Nel libro “La reggia di Carditello” la storia raccontata dalla è ben descritta nel sottotitolo: «Tre secoli di fasti e feste, furti e aste, angeli e redenzioni», che allude all’antico splendore di quella che fu insieme tenuta di caccia e azienda agricola specializzata.
Purtroppo, la vicenda novecentesca della Reale tenuta di Carditello è di segno assai diverso: i “furti” e le “aste” sono causa e allo stesso tempo conseguenza dello stato di progressivo abbandono che ha esposto il sito a una condizione di crescente degrado, passando per l’occupazione militare tedesca durante il secondo conflitto mondiale all’asta del complesso monumentale.
Gli “angeli” invece sono i cittadini che si sono prodigati negli anni per far rinascere la tenuta ormai in stato di abbandono. Da ricordare è sicuramente Tommaso Cestrone, il quale si occupava di custodire il giardino e gli arredi dalle incurie e dalle ruberie. Egli è stato un esempio e un simbolo della consapevolezza della Reggia di Carditello come di un bene comune e della determinazione a tutelarla, subendo minacce e combattendo ogni giorno una guerra silenziosa con chi pretende che quella terra resti una palude di degrado, contaminata da veleni mortiferi. Da questa storia coraggiosa è stato tratto il documentario “bella e perduta” dedicata al pastore e visibile su Rai Play.
La “redenzione” si attua con la nascita della Fondazione per il Real Sito di Carditello nata il 25 febbraio 2016 dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalla Regione Campania e dal comune di San Tammaro per promuovere la valorizzazione del monumento e delle aree annesse.
Il complesso monumentale rientra in un altro progetto di itinerario turistico integrato con le residenze borboniche del territorio. «La missione di Carditello – spiega Roberto Formato, già direttore della fondazione – si concentra sul ruolo sociale dei musei e dei siti culturali e sulla capacità di contribuire al cambiamento e al benessere del territorio, favorendo la partecipazione della comunità non solo sul fronte culturale ma anche in campo ambientale».
Carditello ha una storia importante, fa parte della terra dei fuochi in un’area che è stata scelta dieci anni fa come discarica nel periodo della crisi dei rifiuti in Campania. Oggi grazie agli investimenti della Fondazione sono stati asportati 700 tonnellate di terreno contaminato. Formato conclude che la visione strategica è incardinata su due principali ambiti: quello di tipo produttivo, con l’allevamento di cavalli di razza Persano e con la riattivazione sperimentale della produzione casearia.
Antica tradizione del Real Sito era l’allevamento dei cavalli persano. Questa razza pregiata è data dall’incrocio tra degli stalloni turchi e delle giumente del regno di Napoli, voluta dal Re Carlo di Borbone nel 1744 quando ricevette in regalo quattro stalloni dal Sultan Mahmoud e nello stesso anno affittò dei terreni nella fattoria di Carditello. L’allevamento era finalizzato alla costituzione di una cavalleria reale di alto prestigio. I cavalli erano trattati con ogni riguardo dal Re Carlo e successivamente il Re Ferdinando IV fece predisporre ricoveri e scuderie. Inoltre creò il primo ippodromo sorto in Italia e, soprattutto, l’unico ad essere posto all’interno di un sito architettonico.
Da tempo la Fondazione organizza eventi e iniziative di vario genere. Da ricordare, ad esempio, il Jazz&Wine, rassegna che negli anni passati ha visto protagonisti nomi quali Javier Girotto e Michelangelo Scandroglio. Quindi, “Il sentiero dei gelsi”, “Volo libero”, “Cardibike”.
*Articolo redatto da: Adriana Angela Rossetti, Leone Angela, Ascione Rosa, Argiento Serena, Capriolo Fernanda, Cataletti Serena, Rispoli Teresa, Pastore Carolina, Russo Carmela.
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