Reggia di Caserta, Ferdinando I di Borbone ritratto dal Canova
-Nella seconda anticamera della Reggia di Caserta, dedicata alle Guardie del Corpo, sulla consolle posta a destra dell’ingresso è collocato il busto marmoreo di Ferdinando I re delle Due Siciliae, sul cui retro reca l’iscrizione CANOVA FECIT. Trattasi di un ritratto realizzato, intorno al 1820, dallo scultore veneto Antonio Canova, caratterizzato da un forte plasticismo, reso attraverso la lavorazione del candido marmo di Carrara, da cui emergono tutti i tratti naturalistici e classicheggianti tipici dello stile del Canova, autore considerato, dalla critica, tra i più importanti esponenti della cultura figurativa neoclassica in Italia e all’estero, tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento.
I rapporti tra Canova e i Borbone risalivano al 1789, quando l’artista, per la prima volta, giunse a Napoli per poter ammirare da vicino i grandi resti del passato: dagli scavi di Ercolano e Pompei, già inaugurati da Carlo di Borbone, ai templi di Paestum e ai primi ritrovamenti archeologici di Minturno. Tali reperti furono per il maestro veneto fonte di ispirazione per la sua produzione scultorea.
Questo suo primo soggiorno partenopeo durò soltanto un mese, ma per quanto breve fu la sua permanenza intensa fu la sua esperienza di Grand Tour. Di lì a poco, Canova entrò in contatto con la casa reale e soprattutto con i numerosi intellettuali e nobili che la frequentavano; personaggi che gli consentirono di conoscere tante altre bellezze della città di Napoli e del resto della Campania e che al tempo stesso furono per lui importanti committenti. Del periodo napoletano, sono i gruppi di Venere e Adone e Ercole e Lica, il primo commissionato dal marchese Francesco Berio e il secondo dal principe Onorato Gaetani d’Aragona.
Ben più articolate furono, invece, le vicende che riguardarono gli incarichi affidati al Canova dai Borbone, in quanto l’artista stesso si trovò ad interrompere le opere desiderate a causa dei mutamenti politici che si susseguirono dalla fine del Settecento al primo decennio dell’Ottocento, cioè dall’avvento della rivoluzione partenopea all’insediamento dei “napoleonidi”, il cui dominio durò un decennio.
Anche con i francesi, in particolare con Murat e sua moglie Carolina Bonaparte, lo scultore ebbe modo di lavorare, tanto da eseguire per loro due busti in marmo ed un modello in gesso raffigurante Letizia Ramolino Bonaparte, oggi conservato presso il Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte. Nel 1819, Antonio Canova fece ritorno a Napoli, chiamato da Ferdinando I per la realizzazione del monumento equestre dedicato a suo padre Carlo da sistemare nell’allora Largo di Palazzo, oggi Piazza del Plebiscito. Fu in questa occasione che, con buona probabilità, lo scultore veneto realizzò il busto esposto nella reggia vanvitelliana, forse per soddisfare la mancata esecuzione di un ritratto marmoreo che il medesimo sovrano gli aveva commissionato una ventina di anni prima.
Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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