Reggia, riaperte al pubblico le sale restaurate. Le foto

Reggia, riaperte al pubblico le sale restaurate. Le foto

Redazione (ph Pino Attanasio)

-A conclusione delle opere iniziate nel 2020 e finanziate con il Piano “Cultura e Turismo” 2014/2020 del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, è stato presentato nella sala di Alessandro l’impegnativo lavoro realizzato negli Appartamenti reali. Sono intervenuti: il direttore generale della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei; il responsabile del Servizio Cura del Patrimonio storico-artistico della Reggia di Caserta, Giuseppe Oreste Graziano; la Presidente della Fondazione Donnaregina per le Arti Contemporanee, Angela Tecce; il presidente della Camera di Commercio di Caserta, Tommaso De Simone; il presidente della rete San Leucio Silk, Gustavo Ascione; l’amministratore di Ganosis Consorzio Stabile, Eleonora Iannace.  

Sono stati illustrati ai presenti i lavori articolati e puntuali, a cura di Ganosis Consorzio Stabile, quali il restauro dello Scalone reale e dell’ala ottocentesca del palazzo; dei letti a baldacchino e dei comodini di Gioacchino Murat e Francesco II; di 1.410,52 mq di pavimento in cotto dipinto a finto marmo; di 811,47 mq di porte e portelloni; di 4 lampadari in ottone e cristallo; la posa di 239,57 mq di nuovi infissi; lo spostamento e la manutenzione di 189 oggetti di arredo.

“L’impegno per restituire a questo luogo la dignità di una Reggia e la grande suggestione di fascino e bellezza immaginata dalla committenza borbonica richiede oggi un grande investimento di risorse economiche e professionali – ha detto Tiziana Maffei – I numerosi cantieri che affrontano attività articolate di restauro, adeguamento impiantistico e rifunzionalizzazione degli ambienti evidenziano la complessità gestionale che il nostro museo sta affrontando per assicurare al meglio l’accoglienza dei pubblici e sviluppare la propria missione culturale. Un graduale recupero che, nella riapertura di oggi, condividiamo con tutte le professionalità e maestranze altamente specializzate che hanno operato, a testimonianza di un patrimonio culturale la cui cura e custodia può avvenire solo potendo contare su grande competenza, passione e senso di responsabilità verso il bene pubblico”.

​L’ala ovest del Palazzo reale è tornata, quindi, fruibile ai visitatori che possono ammirare la Sala del Consiglio, le retrostanze dell’800, la Sala delle culle, l’anticamera e la Cappellina di Pio IX, la Camera da letto e le anticamere di Gioacchino Murat, la Camera da letto e l’anticamera di Francesco II. Cuore del restauro proprio gli ambienti intimi dei due regnanti con i monumentali giacigli.

Quello di Francesco II è un grande letto “en bateau” di legno mogano a doppia testata con quattro busti raffiguranti Pallade e Marte. Le due spalliere sono ornate da due figure alate e fregi. Il baldacchino è costituito da una pedana e da un padiglione intagliato e dorato, terminante con una corona lignea da cui discende il cortinaggio. La struttura lignea era in discreto stato di conservazione, i tessuti (databili agli inizi del XIX secolo) presentavano, invece, un avanzato stato di degrado con strappi e cambiamenti cromatici. Il drappo esterno (sostituito in occasione di un vecchio intervento), pur mostrando problematiche similari, era invece in uno stato di conservazione migliore proprio perché di recente fattura ma con alterazione della tinta. Sulle parti lignee sono stati riscontrati in diversi punti sollevamenti, microfratture, piccole lacune e fori di sfarfallamento dovuti a un’infestazione di insetti xilofagi.

Il letto di Gioacchino Murat, in legno di mogano, presenta una ricca decorazione con fregi di legno dorato raffiguranti elmi, lance, spade e teste leonine. Quattro picche sostengono il baldacchino, da cui discende un cortinaggio di raso avorio e blu frangiato. I tessuti erano in pessimo stato di conservazione. A seguito di analisi al microscopio, è stato confermato quanto già ipotizzato in fase di progettazione del restauro. I materiali sono risultati essere di produzione industriale, sicuramente successiva a quella di realizzazione del letto e in pessime condizioni. Si è ritenuto, pertanto, opportuno sostituirli giovandosi di un’eccellenza del territorio. In considerazione del valore della produzione serica leuciana e del legame profondo, storico e ideologico, con la Reggia di Caserta la direzione dell’istituto del MiC ha chiesto la collaborazione della Camera di Commercio di Caserta che ha generosamente donato 100 metri di raso in seta e 100 metri di taffetà forniti dalla rete San Leucio Textile, marchio di tutela della seta di San Leucio. In questo modo il letto ha riacquisito la sua veste regale.

“La Camera di Commercio di Caserta – ha affermato il presidente Tommaso De Simone – è stata lieta di dare il proprio sostegno alla richiesta giunta dal direttore Tiziana Maffei. I tessuti utilizzati per il restauro del letto di Gioacchino Murat sono tutelati dal marchio San Leucio Silk, e, al fine di certificare la filiera serica, l’originalità dei tessuti e la lavorazione artigiana, sono dotate di tecnologia blockchain. Le sete di San Leucio e la Reggia di Caserta insieme sono una delle espressioni massime di connubio di valorizzazione delle nostre eccellenze”.

“La rete di imprese San Leucio Textile – ha detto Gustavo Ascione – raggruppa la maggior parte dei produttori di tessuti di San Leucio del distretto di Caserta, in particolare coloro che usano il marchio di tutela, predisposto dalla Camera di Commercio di Caserta, San Leucio Silk. Il nostro obiettivo è salvaguardare la tradizione serica attraverso una rete senza scopo di lucro che svolge attività di valorizzazione e promozione, anche collaborando con realtà importanti come la Reggia di Caserta. Il nostro auspicio è che questa sinergia diventi ancora più strutturata. La Reggia di Caserta può aiutarci a raccontare la nostra storia, rappresenta un volano enorme per il nostro territorio”.

L’intervento nelle sale dell’Ottocento degli Appartamenti reali ha riguardato anche il restauro dei portelloni. Dopo averne rinvenuto la doratura originale, eseguita all’epoca in argento meccato ad oro, si è proceduto al suo ripristino, dove possibile, e alla ricostruzione, nelle parti in cui ormai era andata perduta. Con la collaborazione di Opera Laboratori sono state recuperate e rimontate due mantovane con zinefra, originali e conservate nei depositi, e si è proseguito con creazione e collocazione di nuove tende a ogni finestra. E’ stato, inoltre, avviato lo studio e il restauro dei cordoni in seta originali, a tenuta delle sovratende. Tale attività sarà seguita da appositi e puntuali approfondimenti.

Un lavoro certosino, di estremo dettaglio e grande applicazione, è stato quello relativo alla pavimentazione in cotto dipinto a finto marmo delle sale dell’Ottocento. Dopo rilevazioni, effettuate mediante fotografie a luce visibile, ultravioletta e infrarossa e prelievo di piccoli campioni analizzati in laboratorio con microscopio ottico e in fluorescenza UV, i professionisti della conservazione – pennelli, spugne e colori alla mano – hanno riprodotto i disegni, le cromature e i particolari delle superfici.

Il restauro è stato anche occasione di ricerca e conoscenza. A seguito di accordo con il Dipartimento di Matematica e Fisica dell”Università degli Studi della Campania Lugi Vanvitelli, si è avviato lo studio delle tecniche di doratura, dal quale è emerso un importante dato storico-artistico: la presenza di opere in piombo dorate con foglia oro a guazzo, tecnica inusuale e riscontrata in numerose decorazioni di Palazzo Reale, oltre a preziose informazioni su interventi precedenti.

“E’ stato un restauro ampio e complesso – ha affermato Eleonora Iannace del Consorzio Stabile Ganosis – svolto con maestranze altamente qualificate. I nostri restauratori, suddivisi in squadre, hanno operato sulle diverse aree al fine di garantire l’esecuzione a regola d’arte e la durabilità nel tempo dell’intervento. Tutto il lavoro è stato eseguito con cura e dedizione da parte di tutti i professionisti e tecnici coinvolti”

Da oggi, inoltre, è visitabile anche l’ulteriore ampia selezione delle opere della collezione Terrae Motus, con il riallestimento nell’ala dell’800 e nelle retrostanze del ‘700. La Reggia di Caserta, nel novembre del 2020, ha avviato il processo di riesposizione delle opere donate dal gallerista Lucio Amelio alla Reggia di Caserta nel 1993 lungo il percorso museale. Dopo la collocazione, ideata dal direttore generale Tiziana Maffei in collaborazione con Angela Tecce, delle prime 21, attraverso una contaminazione tra arte contemporanea e ambienti di Corte, negli ultimi mesi si è proceduto a completare l’esposizione che restituisce la dovuta visibilità e valorizzazione alla prestigiosa collezione.

“Ho vissuto sin dall’inizio la nascita della collezione Terrae Motus, in quegli anni ero alla Sovrintendenza di Napoli e frequentavo la galleria di Lucio Amelio da anni: ne conosco quindi la genesi e gli sviluppi – ha affermato Angela Tecce – Ringrazio Tiziana Maffei per la sua importante assunzione di responsabilità su tutto il patrimonio della Reggia di Caserta. Oltre alla riapertura delle sale dell’800, finalmente la collezione Terrae Motus trova, nella sua interezza, una splendida collocazione nella Reggia di Caserta, così come nei desideri del suo ideatore”. 

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