Rondini a San Benedetto, i luoghi casertani del monachesimo

Rondini a San Benedetto, i luoghi casertani del monachesimo

Luigi Fusco

A San Benedetto, la rondine sotto il tetto, è l’antica massima che si recita nel giorno di San Benedetto, il 21 marzo, e che segna l’arrivo della primavera. Le due ricorrenze sono, da sempre, sentite nel mondo della Chiesa, in quanto, da un lato, si celebra il dies natalis del santo patrono d’Europa, dall’altro, il ritorno del clima mite che preannuncia il tempo pasquale. La figura di San Benedetto ha rivestito un’importanza singolare per tutta l’età basso-medievale. Dalla costruzione del cenobio cassinese alla pratica amanuense riguardante la trascrizione dei testi antichi e ancora alla promozione e diffusione del detto ora et labora. Attraverso tali elementi e principi il monachesimo benedettino è riuscito ad affermarsi in tutto il vecchio continente.

placido capuano

Notevoli testimonianze sono presenti anche in provincia di Caserta. Al riguardo, basti pensare all’edificazione della basilica di Sant’Angelo in Formis o alle tante cellule monastiche presenti nella Capua longobarda verso lo scadere del IX secolo. Del resto, proprio presso quest’ultima città, l’influenza culturale dei monaci cassinesi fu particolarmente sentita, considerato che vi venne scritto, nel marzo del 960, il primo documento in lingua volgare: il Placito Capuano. Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti, così recita quest’antico manoscritto, oggi conservato nel museo della badia di Montecassino.

I benedettini ebbero, però, modo di affermarsi anche in altri centri del casertano, ad esempio ad Aversa con il complesso conventuale di San Lorenzo ad Septimum, a Piana di Monte Verna con la badia di Santa Croce o a Piedimonte di Casolla, frazione di Caserta, con l’abazia di San Pietro ad Montes. Significativa è stata, poi, l’influenza benedettina nell’ambito delle arti e, soprattutto, dell’architettura, specialmente dopo la costruzione della casa madre di Montecassino per opera dell’abate Desiderio. Molte sono, difatti, le testimonianze di edifici sacri che risentono dei modelli romanici cassinesi di matrice desideriana, le cui caratteristiche sono l’impianto basilicale, l’impiego di materiali di spoglio, l’esecuzione di affreschi, di ascendenza campano-bizantina, e la realizzazione di varie suppellettili che, secondo le fonti del tempo, eccellevano per il loro splendore e per la ricchezza dei materiali che erano utilizzati per la loro fattura. Una storia, quella benedettina, che ha segnato le vicende del Casertano per lungo tempo e che ha lasciato un sorprendente patrimonio culturale e spirituale.

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Luigi Fusco - Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.

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