San Biagio, il vescovo martire invocato per proteggere la gola
San Biase ‘o sole pe ‘e case, è l’antico detto napoletano che si pronuncia nel giorno di San Biagio, ovvero il 3 febbraio. Forte è la devozione nei confronti di questo martire della chiesa cristiana in tutto il mondo. Notevole è, inoltre, la sua fortuna onomastica, così come la venerazione e le pratiche di fede offerte dai campani. Anche in Terra di Lavoro, in quasi tutte le parrocchie, nella ricorrenza del suo dies natalis, vengono celebrate apposite liturgie. Cerimonie che prevedono, generalmente, la messa, l’unzione della gola con le candele incrociate e la benedizione del pane a forma di manina, pastorale o trachea. Di conseguenza, considerevole è l’apporto iconografico di Biagio che si riscontra nelle numerose opere d’arte presenti all’interno dei vari luoghi sacri del territorio.
Il suo soggetto, difatti, varia a seconda dei passi scelti della sua vita che, nel corso dei secoli, i committenti e gli artisti hanno voluto raffigurare. Secondo la tradizione, Biagio fu vescovo di Sebaste, in Asia Minore, e ivi venne martirizzato sotto l’imperatore Licinio, all’inizio del IV secolo.
La sua fama è soprattutto legata a fatti leggendari. Alcuni di questi episodi iniziarono a comparire in diverse pitture di età rinascimentale. In particolare, tra Quattro e Cinquecento, la figura di San Biagio venne assimilata a quella di San Francesco d’Assisi, per la sua mitezza e per aver stabilito un rapporto speciale con gli animali selvatici e gli uccelli. Sempre nello stesso periodo, cominciò a essere raffigurato mentre, legato a una colonna, gli viene lacerata la pelle.
Il tipo più fortunato della sua rappresentazione prevedeva, comunque, la presenza degli abiti vescovili, della mitria e del pettine, quale strumento del martirio, di forma quadrata con i denti corti e dotato di un manico, molto simile nella struttura a quello utilizzato per la cardatura della lana. Non a caso, San Biagio è considerato protettore dei cardatori.
Per quanto concerne le sue invocazioni, viene chiaramente implorato per guarire dai malanni di gola, in quanto salvò un bambino a cui si era conficcata una spina di pesce in gola. Da questo miracolo nacque, poi, l’iconografia del santo con il bambino che viene salvato, ma anche quella con le due candele tenute per mano e messe incrociate verso la trachea di un fedele o di un committente volutamente rappresentati per simboleggiare il miracolo avvenuto.
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