San Biagio, protettore della gola e delle attività agricole
Luigi Fusco -A San Biase, ‘o sole pe ‘e case. È l’antico detto che si recita nel giorno di San Biagio, la cui ricorrenza, prevista il 3 febbraio, è successiva a quella della Candelora, a cui è legato un altro antico motto: Cannelora, ‘state dinto e vvierno fora. San Biagio è soprattutto noto per essere il protettore della gola e delle attività agricole.
Nativo di Sebaste, in Armenia, verso la fine del III secolo è stato vescovo presso la propria città, dove venne pure martirizzato nel 316. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le sue reliquie in Italia.
A lui vengono rivolte innumerevoli preghiere e vengono anche inoltrate speciali richieste di grazie per
guarire dal mal di gola. Non solo protegge dai malanni invernali. Difatti, il suo patronato si estende anche ai cardatori di lana, agli animali e alle attività agricole.
Secondo la leggenda, il suo potere taumaturgico deriva dall’evento miracoloso che compì mentre veniva
perseguitato dai romani. Si narra che prima di venir condannato a morte si avvicinò a lui una donna con il
proprio figlioletto che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola. San Biagio lo benedisse e il bambino si salvò.
Ancora oggi durante la Celebrazione Eucaristica a lui dedicata il sacerdote officiante tocca la gola dei fedeli con l’imposizione di due candele incrociate.
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