San Sebastiano, la festa che da Caserta si sposta fino a Capua
– Se si prova a chiedere a un qualsiasi casertano quale santo ha la carica di patrono della sua città, immediatamente risponderà “Sant’Anna”; invece, alla domanda “chi è San Sebastiano?”, probabilmente la sua risposta sarà: “il protettore dei vigili urbani”. Eppure, dal punto di vista patronale la situazione è un po’ diversa, in quanto il primato spetta a Sebastiano e in seconda battuta alla Madre di Maria, passando entrambe per San Michele Arcangelo, sacro difensore della civitas Casertana a partire dall’età longobarda. Per quanto riguarda San Sebastiano, la sua fortuna devozionale è da collocare comunque all’età medievale, cioè ai tempi di Casahirta e di Villaggio Torre. Difatti, la chiesa a lui intitolata, collocata in via Mazzini, è menzionata, la prima volta, nella bolla dell’arcivescovo metropolitano capuano Sennete, stilata nel 1113.
Vissuto sotto Diocleziano, educato a Milano, Sebastiano divenne, poi, un insigne ufficiale dell’esercito romano. La rinuncia alla religione pagana e l’adesione alla fede cristiana gli costò la condanna a morte da parte dell’imperatore, pertanto subì il martirio venendo trafitto dalle frecce, ma non morì. Ripresosi grazie all’aiuto di Irene, perì, poco tempo dopo, venendo flagellato. Il suo corpo venne poi buttato nella Cloaca Maxima e, successivamente, recuperato da Lucina che lo fece seppellire nelle catacombe della via Appia.
Nell’ambito della rappresentazione artistica, Sebastiano è stato spesso raffigurato insieme a San Rocco, in quanto, nei secoli addietro, venivano entrambi invocati contro la peste. Attualmente è implorato contro ogni malattia contagiosa, ma soprattutto è identificato come principale patrono delle forze dell’ordine.
Non solo a Caserta, ma anche in altri centri della sua provincia, San Sebastiano viene onorato nel giorno del suo dies natalis. Fra i protettorati più importanti si ricorda quello di Capua. Al riguardo, nella Cattedrale dei Santi Stefano e Agata si conserva uno straordinario busto reliquiario d’argento, datato verso la fine del Seicento. Attribuita allo scultore e orafo napoletano Gian Domenico Vinaccia, quest’opera venne commissionata da una popolana capuana, appartenente alla famiglia Manna, per farvi custodire l’osso del braccio di Sebastiano, originariamente conservato nella chiesa longobarda di San Giovanni a Corte. Ritenendo la donna tale reliquia miracolosa, per esser riuscita a scampare alla peste del 1656, volle omaggiare il santo facendo realizzare un nuovo busto, tutto in argento, in modo da sostituire l’antica teca processionale che, stando alle fonti, risaliva al 1527 ed era interamente fatta in legno. Ancora oggi, nel giorno della festività del santo, il prezioso busto argenteo viene esposto ai fedeli all’interno del duomo capuano, ma anche per esser ossequiato dagli agenti della locale polizia municipale.
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