San Silvestro, una notte sul Monte Tifata con i canti augurali
– Santu Servieste, ca’ nuje cantamme prieste, Santu Servieste, ca’ nuje cantammo buono, ogge è calanne e dimane è ʽo prime ‘e ll’anne. Sono le parole iniziali dell’inno di San Silvestro, canzone augurale, di origine popolare, che ancora viene eseguita dai “musicanti” presso le case di privati che vivono sia in alcune località del circondario tifatino di Caserta che nell’entroterra della sua provincia.
Incerta è la sua origine. Sicura, invece, è la sua funzione apotropaica, cioè il portare il buon auspicio per l’anno venturo e allontanare il malocchio; non a caso, la tradizione vuole che la si suoni il 31 dicembre, giorno rispondente al dies natalis di San Silvestro. Annoverato come 33esimo vescovo di Roma, la cui elezione avvenne nel 314, partecipò, nel 325, al concilio di Nicea, dove venne approvato il Credo. Fra le varie leggende che lo riguardano, c’è quella della conversione al cristianesimo di Flavia Giulia Elena, madre di Costantino I. Nel corso di una discussione tra l’imperatrice e alcuni rabbini, intervenne Silvestro che compì un miracolo: davanti ai presenti fece risorgere un toro, dichiarando, poi, che il suo Dio non uccideva, ma resuscitava. Di certo, con lui si ebbe la conversione di massa dei pagani di Roma alla religione cristiana, così come sotto il suo governo pastorale venne organizzato e strutturato tutto l’apparato ecclesiastico dell’urbe, ormai caratterizzato dalla presenza di numerose basiliche, oratori e luoghi di culto dedicati ai primi martiri. Dopo la sua morte, San Silvestro venne anche consacrato patrono dell’ordine cavalleresco della Milizia Aurata o dello Speron d’Oro, la cui fondazione pare risalirebbe all’imperatore Costantino.
La sua tomba, infine, divenne meta per numerosi pellegrini desiderosi di assistere a prodigi da interpretare come segni augurali per il proprio futuro. Al riguardo, sono rimasti gli auspici “silvestriani”, la cui tradizione viene tuttora rispettata; come, ad esempio, l’indossare un vestito di colore rosso, cromia che veniva scelta per un qualsiasi tipo di abbigliamento anche durante l’impero romano, poiché era considerata un elemento di buon augurio per la fertilità della terra, della donna e dell’uomo. Pertanto, come recita il brano di San Silvestro, per questo 2021, ormai alle porte, cantiamo e all’aurammo a tutte le famiglie che nelle proprie case non ci siano pericule e guaje, ma tanta felicità, perché la festa è santa e santa la signoria, Dio ce la cresce ‘ sta bella compagnia, crisce ‘e criscenza ‘e facenne chilli sciusce ca’ tutte ce canusce.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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