San Tammaro, la cucina popolare incontra i vini di Casa Setaro
Nando Cimino -Parlare di Casa Setaro è parlare del Vesuvio. Degustare i vini di questa azienda, è immergersi nel Vesuvio. È Massimo Setaro, patron di Casa Setaro, a raccontarsi nella serata dedicata ai suoi vini, voluta e organizzata dallo staff dell’Enogastronomia Zia Menica, di San Tammaro. L’azienda vitivinicola sorge a Trecase, nell’alta provincia partenopea, e i 14 ettari che la compongono si dipanano nel Parco Nazionale del Vesuvio. Nata nel 2004, come naturale evoluzione della storica produzione familiare, l’azienda stessa può essere apostrofata come l’estensione della casa padronale, quasi a voler rinsaldare costantemente l’atavico legame con quell’uva “schiacciata con i piedi”. Massimo Setaro sviluppa il regime biologico intorno a varietà autoctone, rigorosamente a piede franco. Ed è proprio la sua vigorosa passione, il suo carattere e la sana ostinazione, a consentire la rinascita del Caprettone, vitigno a bacca bianca tipico delle falde vesuviane e particolarmente diffuso nelle produzioni familiari. Cosa, questa, che ha consentito la sopravvivenza di questo antico ceppo. “Grazie alla sinergia con il dipartimento di agraria di Portici, della Federico II – spiega Massimo Setaro – siamo riusciti a dissipare ogni dubbio, tracciando e certificando il DNA del Caprettone, potendo così dedicarci, dal 2014, alla giusta rinascita di questa straordinaria risorsa autoctona”. Massimo sostiene l’identità quale valore aggiunto delle sue produzioni. Ed è davvero difficile dargli torto.
Un’identità, infatti, che emerge da ogni sorso il cui retrogusto di mare e sale, di argilla e lapilli, offre un’esperienza sensoriale unica e fuori dall’ordinario. Aryete – Caprettone Doc -; Munazei e Munazei Rosato – Lacryma Christi Doc -; Campanelle – Falanghina Igt, ma anche Pietrafumante – Caprettone Spumante metodo classico e Brut – e Fuocoallegro – Piedirosso del Vesuvio Doc, sono solo alcune delle etichette di Casasetaro, cui va aggiunta quella dell’olio EVO, da monocultivar Coratina. Insomma, una serata oltremodo partecipata e satura di gusto, quella dedicata dai mentore dall’Enogastronomia Zia Menica, Anna, Giuseppe e Luigi, ai vini lapilliani di Casasetaro.
Va sottolineato che il nettare vesuviano è stato accompagnato da una eccellente selezione di delicati salumi e formaggi, adagiati su ampi taglieri, che rendono sempre più noto il tempio del gusto di San Tammaro. Ma non solo… A salire sul podio del palato, a braccetto con il Caprettone e in perfetta sintonia con la tradizione culinaria campana, sono stati anche il minestrone e il tortano classico, elaborati dalle sapienti mani di Anna Appuntamento, quindi, alla prossima edizione di “Wine Tasting”, nei locali di San Tammaro alla via Nazionale Appia n° 49.
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