Santa Chiara, è il suo giorno! Il ricordo del monastero a Napoli
– Fondatrice dell’ordine delle Clarisse, Chiara d’Assisi, giovanissima, fu seguace di San Francesco, ma soprattutto del Signore. Proveniente da una famiglia benestante, fece la sua scelta contrariando il padre. Voleva essere libera, di pregare e di praticare opere di carità, di adorare Dio, Gesù, la Madonna e i santi, ma ancor di più voleva vivere in povertà. Il suo destino venne segnato dall’incontro con Francesco.
Sgomenta l’aveva visto spogliarsi delle sue vesti, così come dei beni paterni in pieno centro ad Assisi, sotto gli occhi increduli di centinaia di persone. Lo stesso Francesco l’accoglierà alla Porziuncola, la notte della Domenica delle Palme del 1211, per tagliarle i capelli, per farle indossare un saio di lana grezza e per affidarla, poi, alle benedettine di Bastia Umbra. Anche Chiara abbracciò quindi Madonna Povertà, dando inizio ad un nuovo cammino di fede, speranza, carità e di luce. La sua fu una vita “iridescente”, manifesta nel pieno della grazia divina.
Fu da esempio per altre donne, chiamate da San Francesco “povere dame”. A loro venne dato in consegna il monastero di San Damiano. Chiara fu la prima religiosa a cui venne approvata la regola del suo ordine: il “privilegio della povertà”, concesso da Papa Gregorio IX e confermato, nel 1253, da Innocenzo IV.
Adoratrice della eucarestia fino allo stremo, mentre era ancora in vita fu testimone del miracolo della visione della celebrazione eucaristica della notte di Natale del 1252.
Chiara, gravemente inferma, non potendo muoversi dal suo letto in San Damiano si lamentava con il Signore perché non poteva assistere alla Messa della Santa Notte alla Porziuncola. Sola, al freddo e al buio, venne da Dio accontentata. Le venne concessa la grazia di vedere proiettate sulle pareti della sua cella le scene delle celebrazioni che nello stesso momento si stavano svolgendo presso la comunità dei frati. Prodigio, questo, che ebbe modo di ripetersi anche quando si tennero i funerali di Francesco. Per questi motivi, nel 1958, Pio XII la innalzò a patrona universale della televisione.
L’11 agosto del 1253 finì la sua vita terrena per ascendere al cielo. Poggiata sul pavimento di San Damiano
rese l’ultimo grazie al Signore per averla creata.
Santificata solo due dopo la sua morte, le vennero immediatamente dedicate chiese e conventi, tra cui il plesso di Santa Chiara a Napoli: tra le fabbriche sacre più belle, suggestive e ricche di storia della città partenopea.
E come non dimenticare la canzone napoletana “Munasterio ‘e Santa Chiara”, scritta dal paroliere Michele Galdieri e dal musicista Alberto Barberis, la prima e la più famosa tra quelle del dopoguerra, i cui versi provengono da un emigrante che ha il desiderio di tornare a Napoli, ma che ha anche paura di trovare una città distrutta dalla guerra.
Difatti, il monastero di Santa Chiara era stato distrutto dai bombardamenti e pertanto divenne il simbolo dell’angoscia di Napoli e di tutta l’Italia alla vigilia della ricostruzione, acquisendo prima una notorietà a livello nazionale e poi una fama riconosciuta in tutto il mondo.
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