Santa Maria a Macerata, la chiesa con il cimitero dei colerosi
– Lungo la statale Appia, che da Caserta conduce a Maddaloni, è visibile la Chiesa di Santa Maria a Macerata, la cui giurisdizione sacra afferisce all’ente parrocchiale della frazione di San Clemente.
Trattasi di una fabbrica di modeste dimensioni, dall’aspetto semplice, forse anche anonima considerata la posizione in cui si trova; eppure, è tra gli edifici di culto più antichi del comprensorio comunale casertano. Documentata, la prima volta, nel 1113, già con il titolo a Macerata, impiegato per indicarne la collocazione, rispondente ad un posto che doveva essere particolarmente conosciuto. Secondo alcuni studiosi, tale denominazione si riferirebbe ad un antico villaggio composto di capanne, mentre altri storici sono dell’opinione che nelle immediate vicinanze si trovasse un campo dove veniva messa a “macerare” la canapa; una terza ipotesi, invece, riguarda la possibilità che il sito stesso fosse, in epoca romana, una zona di confine, la cui delimitazione era stata composta da ammassi di “macerie”.
Dell’impianto originario di questa chiesa è rimasto ben poco, poiché innumerevoli sono state le trasformazioni apportatevi, soprattutto tra Sei e Settecento. Dalle fonti pervenute, intanto, è noto che agli inizi del XVII secolo rientrava tra le proprietà della famiglia Vivaldi; mentre nel Settecento era ritenuta alla stregua di una cappella rurale, ma dotata di un “romito”. All’anno 1778, risale, invece, il privilegio per la concessione dell’indulgenza plenaria a coloro che vi andavano in visita nel giorno della Natività di Maria e della Pentecoste; il solo perdono parziale delle pene temporali era, invece, conferito a chi vi si recava nelle domeniche e nei giorni di festa del mese di maggio.
Particolarmente devoti verso questo luogo di culto furono i Borbone, soprattutto Ferdinando IV che era solito fermarvi quando si spostava verso il beneventano per le sue battute di caccia.
L’interno di Santa Maria a Macerata è a navata unica e pochi sono gli elementi decorativi che lo caratterizzano, così come è abbastanza scarna la raccolta di oggetti sacri. Notevole è, però, l’affresco presente sopra l’altare, in cui vi è raffigurata la Maria mentre allatta il Bambino; opera mutila e non ben riconoscibile dal punto di vista iconografico e, pertanto, potrebbe essere identificata sia come Madonna del Latte sia come Madonna delle Grazie. Al di sopra di questo dipinto è, inoltre, presente l’iscrizione …LI. D. 9 INNARO 16[18 o 78], probabilmente riferita a un restauro effettuato nel XVII secolo o a una nuova dedicazione della chiesa stessa. Tra il 1836-37, infine, il terreno adiacente venne destinato a cimitero dei colerosi e fra le tante spoglie ivi seppellite vi fu anche quella di Giovanni Graefer, figlio di John Andrew ideatore del Giardino all’Inglese della Reggia di Caserta.
Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte
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