Santo Stefano, storia e leggenda della festa del 26 dicembre
-Sono innumerevoli le storie, le leggende ed i miracoli compiuti che insistono intorno alla figura di Santo Stefano, la cui devozione è diffusa in ogni angolo del mondo. Particolare venerazione nei confronti di questo santo, riconosciuto tra i principali protomartiri della chiesa cristiana, è sentita dai campani in generale, mentre il suo patronato è presente in molte località della provincia di Caserta.
Tra le diverse narrazioni che riguardano la vita di Stefano, notevole, ma anche meno nota, è quella relativa alla sua nascita. Al riguardo, si racconta che la notte di Natale davanti alla grotta di Gesù Bambino si recò una giovane donna, di nome Tesia, per incontrare di persona la Madonna. Nonostante fosse un suo desiderio, questa ragazza non aveva figli e, per riuscire a superare la moltitudine delle persone che si erano raccolte intorno alla Sacra Famiglia, avvolse una pietra in un panno fingendo di portare in grembo un bambino. La Vergine si accorse dell’inganno, ma volle perdonarla e per farla contenta trasformò la pietra in un neonato, a cui venne dato il nome di Stefano.
La sua morte avvenne nel 36 d.C. e, contrariamente alle pene che, a quel tempo, venivano inflitte dai romani attraverso la pratica della crocifissione, il martirio di Stefano avvenne tramite la lapidazione, usanza che venivano messa in atto, in maniera quasi esclusiva, dai giudei.
Nel III secolo d.C., cominciò ad espandersi il suo culto, grazie alla promozione che ne fece Sant’Agostino; fu una diffusione capillare che avvenne in ogni parte dell’allora Impero Romano. Ancora, dopo il passar di almeno due secoli, gli eventi prodigiosi di Santo Stefano continuavano a registrarsi ovunque, anche in territorio italiano. Secondo la tradizione, Papa Pelagio I, prima di far ritorno a Roma da Costantinopoli, aveva ricevuto in dono, dall’imperatore Giustiniano I, il corpo di Santo Stefano. Mentre era di passaggio per l’antica città di Capua, il corteo pontificio venne accolto da una folla festante a cui si unirono preti e diaconi con in testa delle ghirlande di fiori: una sorta di omaggio al nome stesso di Stefano, che, in greco antico, significa ghirlanda o “cinto dalla corona del martirio”. Durante il cammino si ebbero numerosi miracoli e, infine, venne donato ai capuani un braccio del Santo che, ancora oggi, si conserva nella Cattedrale capuana insieme ad un altro insigne frammento delle sue spoglie. Tali sacri resti sono custoditi in due importanti reliquiari: la cassetta dei Santi Stefano e Prisco, del XIII secolo, e il busto argenteo, datata al Settecento, la cui esposizione avviene ai fedeli avviene in occasione del suo Dies Natalis, cioè il 26 dicembre.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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