Serve un tutor o un tutorial? L’Università Parhenope risponde
Claudia Mignola*
– Sentiamo spesso il termine “tutor” utilizzato in ambito scolastico e universitario, mentre diventa sempre più comune la pratica di cercare e seguire “tutorial” per realizzare lavori con la tecnica dell’autoapprendimento, attraverso la visione di video e spiegazioni sul web. Il termine “tutor” proviene dal latino tutari, intensivo del verbo tuéri, che significa “proteggere, difendere, custodire”. Questo temine era utilizzato nel linguaggio giuridico per indicare colui che prestava cure nei confronti di soggetti socialmente o fisicamente deboli. Nella lingua italiana, attualmente il termine tutore indica colui che è deputato per legge a custodire un altro soggetto. Nello sviluppo del termine, la connotazione di tutela, di cura, si è andata perdendo a favore di quella didattico – formativa.
Il termine italiano tutore si attesta per la prima volta nel 1300, successivamente nel XX secolo appare il corrispettivo inglese tutor. Durante gli anni ottanta del XX secolo viene utilizzato soprattutto nell’ambito dell’apprendimento a distanza, laddove un figura esperta ha il compito di supportare lo studente nel suo percorso didattico, e di fornirgli gli strumenti necessari per portare a termine i suoi studi.
La forza del termine è rappresentata dal suo impiego in diversi ambiti, in effetti come recita il Vocabolario Treccani la forma italiana è utilizzata “in agraria (e analogamente nel giardinaggio), come sinonimo di sostegno, in medicina per indicare un apparecchio ortopedico, variamente modellato in acciaio, cuoio, materie plastiche, con finalità di sostegno, correzione e sussidio funzionale in caso di esiti di frattura, gravi paralisi muscolari o esiti invalidanti di queste”.
Tutore viene usato altresì nei significati di ‘persona a cui è affidata la tutela di un minore o di un incapace, di protettore e difensore, di docente nominato dal preside con l’incarico di aiutare l’insegnante vincitore di concorso a orientarsi nell’attività scolastica durante il periodo di prova e di docente universitario, che segue fin dall’inizio il lavoro di uno studente guidandolo nel suo curriculum. Pertanto l’utilizzo dell’una o dell’altra versione si evidenzia solo nell’ambito scolastico universitario dove la forma ricorrente è di sicuro “tutor”.
E’ interessante inoltre evidenziare che secondo l’Accademia della Crusca “Si tratta di una parola presente nei recenti dizionari dell’italiano, indicata come invariabile perché assunta come forestierismo ormai stabilizzato, che non prevede pertanto, in italiano, la forma plurale della lingua d’origine (inglese tutors); nei contesti che richiedano il plurale, meglio senz’altro ricorrere alla forma adattata tutori piuttosto che ricostruire il plurale originario latino tutores, del tutto estraneo alla lingua italiana” (Raffaella Setti – Accademia della Crusca).
Un derivato interessante del termine “tutor” è “tutorial”, oggi molto utilizzato soprattutto sul web e nei programmi televisivi. Il termine si attesta nel XX secolo in ambito informatico e deriva da tutorial program (programma di esercitazione guidata) inteso come un software prodotto per l’istruzione all’uso del programma. Come per “tutor “e “tutore” anche per tutorial esiste la versione italiana “tutoriale” la cui definizione è intesa come una lezione on-line che utilizza diverse strategie per trasferire contenuti specifici, attraverso l’utilizzo di video, testi, immagini, registrazioni vocali, e materiale idoneo all’apprendimento.
Nella forma aggettivale, il termine “tutoriale” ha un accezione differente, esso è inteso come qualcosa “relativo all’attività, ai compiti e alle funzioni del tutore” (Treccani).
La pratica dei tutorial con l’avvento dei social network è diventata la normale ricerca di chiunque abbia l’esigenza e di costruire un oggetto di cui ha bisogno, e di voler sperimentare nuove pratiche che spaziano dalla cucina all’estetica.
I vecchi manuali d’istruzione hanno definitivamente lasciato il posto ai tutorial, ad eccezione dell’utilizzatore nostalgico, che preferisce ancora il cartaceo al digitale.
*Dottoranda in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche Università degli studi di Napoli “Parthenope”
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