Statue velate, Pignataro Maggiore come la Cappella Sansevero
Luigi Fusco (ph in copertina di Pasquale Liccardo)
– Presso la cittadina di Pignataro Maggiore, tra i vari edifici sacri, si evidenzia la chiesa maggiore intitolata a Santa Maria della Misericordia. Posta nella piazza principale del paese, la sua costruzione venne commissionata da Giuseppe Maria Zurlo, vescovo di Calvi dal 1756. La fondazione di questo nuovo tempio cristiano era stata promossa con lo scopo di sopperire alla mancanza di spazio della precedente fabbrica, esistente dalla seconda metà del Cinquecento, le cui dimensioni interne risultavano esser troppo ridotte e, quindi, non adatte a ospitare l’accresciuta popolazione di Pignataro.
Il nuovo complesso, oggi noto come chiesa madre, racchiude sia l’antica fabbrica cinquecentesca che il palazzo vescovile. Internamente è dotato di otto cappelle disposte lateralmente, di un coro ligneo, di un organo a canne della seconda metà del XIX secolo, di diversi quadri settecenteschi, di un pulpito in marmi policromi e, soprattutto, c’è l’imponente altare maggiore, classico e severo nel suo impianto decorativo; ai lati della mensa vi sono due singolari sculture marmoree, databili agli inizi dell’Ottocento, interamente coperte da un velo, assimilabili, sia dal punto di vista compositivo che stilistico, alle statue della Pudicizia e del Cristo velato, di Antonio Corradini la prima e di Giuseppe Sammartino la seconda, presenti all’interno della Cappella Sansevero di Napoli. Si tratta di due figure allegoriche, di cui una identificabile con l’ecclesia, attribuite allo scultore napoletano Angelo Viva.
È questo un autore attivo tra la seconda metà del 18esimo secolo e gli anni Trenta del 19esimo. Inizia il suo apprendistato presso la bottega del Sammartino, di cui divenne un fervente seguace. Per quanto, nel tempo, non abbia ricevuto grossi consensi di critica e di pubblico, Viva lavorò per oltre cinquant’anni, ricevendo commissioni sia nella città partenopea sia nei territori delle province. A Napoli, sue opere si trovano nella chiesa di San Paolo Maggiore, cioè due angeli già disegnati da Ferdinando Fuga, nella basilica della Santissima Annunziata, dove eseguì decorazioni in stucco e, poi, si ricordano il gruppo scultoreo della fontana del Ratto d’Europa, le statue degli evangelisti nella Cappella Pappacoda, gli ornamenti dell’obelisco di Portosalvo, il monumento funebre di Giovanni Paisiello nella chiesa di Santa Maria di Donnalbina e, infine, i lavori di restauro della fontana del Nilo nell’omonima piazza.
Per quanto riguarda le opere di Pignataro, l’elemento del velo, che nella simbologia classica stava a rappresentare la castità, le rende particolarmente interessanti dal punto di vista iconografico, in quanto contribuisce a inserirle nel gruppo di opere a cui sono stati attribuiti, da attenti storici dell’arte come Rosanna Cioffi, profondi significati massonici, così come già rivelato, dalla medesima studiosa, anche per l’affresco della Biblioteca Palatina della Reggia vanvitelliana, la Scuola di Atene, di Heinrich Füger, il cui soggetto è un chiaro riferimento alla cultura illuminista, ma soprattutto alla cerimonia dello “svelamento” che si teneva nel corso di una “iniziazione massonica”, in modo da farlo investire dalla luce della ragione, così da salvarlo dalle tenebre dell’ignoranza. [Fonte: Rosanna Cioffi, La Cappella Sansevero. Arte barocca e ideologia massonica, edizioni 10/17, Salerno, 1994, pp.116-120.]
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