Super-Mann, si dà inizio al restauro del Mosaico di Alessandro
– Al via i restauri del grande Mosaico di Alessandro esposto presso il Museo Nazionale Archeologico di Napoli. “Ci vuole coraggio per affrontare un restauro di questo tipo”, ha esordito il direttore del MANN, Paolo Giulierini, dichiarando, inoltre, che si tratta di “un coraggio che in parte è mancato nei tempi passati”, cioè l’interrogarsi sulle problematiche annesse ad una delle opere musive più imponenti proveniente dall’antica Pompei. Per un intervento così significativo non sono mancati i suggerimenti tecnici e scientifici, giunti da parte di importanti figure professionali che, da decenni, gravitano intorno al museo partenopeo e alle sue collezioni, come l’archeologo Antonio De Simone e l’architetto Amanda Piezo.
Il restauro verrà condotto dal laboratorio del museo stesso, guidato da Maria Teresa Operetto, con la collaborazione di alcuni partener scientifici: l’Università di Napoli, la Tim e la società NTT DATA. Tra attenta manodopera e applicazioni di moderne tecnologie. Saranno questi i due principi operativi da cui prenderà le mosse quello che sarà un restauro “trasparente”, visibile ai visitatori al momento dell’apertura dell’ente museale, ma che sarà fruibile anche online.
È una responsabilità di non poco conto che verrà presa “in coordinamento con l’Istituto Centrale per il Restauro (ICR), diretto da Alessandra Marino”, ha aggiunto, poi, Giulierini, che ha, infine, fatto dichiarazioni in merito alla mostra di Alessandro e la via delle Indie che verrà organizzata, tra un anno, in collaborazione con la Regione Campania, sottolineando quanto il Museo Nazionale di Napoli sia un “simbolo dell’archeologia italiana nel mondo, guarda a Oriente e ad Occidente”.
Per quanto concerne l’intervento vero e proprio del restauro del mosaico, si tratterà di un’impresa senza precedenti. Si interverrà su di un’opera di rilevanti dimensioni, considerato che è un manufatto di 5,82 per 3,313 metri, raffigurante La Battaglia di Isso, compiuta da Alessandro Magno contro Dario III di Persia. Realizzato con la tecnica opus vermiculatum, il mosaico è composto da oltre un milione di tessere policrome disposte in curve graduali. Sepolto a seguito dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., decorava, in origine, il pavimento della domus del Fauno, stante nella Regio VI di Pompei. Ritrovato nel 1831, in età borbonica, mentre la sua collocazione nella Sala dei Mosaici del Museo risale 1919. Prima di procedere sulle antiche tessere, verranno fatti saggi e restauri della parte retrostante del mosaico, le cui parti strutturali hanno subito deterioramenti nel supporto e processi di ossidazione dei ferri, oltre ad altre criticità che sono emerse nel corso dei rilievi effettuati sia nel 2015 che nel 2018.
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