Te piace ‘o presepio? Antefatti nei riti pagani dell’antica Roma
– Come da tradizione, con l’Immacolata cominciano, in ogni casa, i preparativi per gli addobbi natalizi: dall’albero al presepe. Soprattutto per quest’ultimo si tratta di una consuetudine cristiana molto sentita a Napoli e nel resto della Campania, ma le sue radici hanno dei precedenti che sono individuabili in storie e leggende afferenti all’universo politeista e più in generale all’antica civiltà romana. Difatti, buona parte della memoria culturale del cosiddetto “presepio” emerge dal sincretismo pagano-cristiano che si è affermato nel lungo arco di tempo intercorso tra la crisi dell’Impero Romano d’Occidente e l’ascesa dei nuovi valori cristiani nella società alto-medievale. Tra gli esempi più significativi di questo particolare intreccio di tradizioni cultuali c’è quello riferito alla presenza degli animali “salvifici”: il bue e l’asinello collocati dentro la grotta il cui respiro riscalda il piccolo Gesù, bambino mitico che dopo esser stato respinto e maltrattato dalla comunità degli esseri umani viene accolto e protetto da quella animale, poiché, da grande, sarà il fondatore di una moderna civiltà. Un caso analogo si risconta nella vicenda di Ciro il “grande”, neonato sottoposto alla natura crudele e messo, poi, al riparo da una cagna. Al contempo, possono essere prese a confronto anche le leggende di Romolo e Remo, salvati dalla lupa, o addirittura di Zeus che, perseguitato dal padre Kronos, viene difeso e allattato dalla capra Amaltea in una grotta sul monte Ida nell’isola di Creta.
Per quanto riguarda, invece, la materializzazione degli animali in statuette, pure si tratta di un processo che fonda le sue origini nel mondo romano, all’usanza di creare appositi oggetti augurali da disporre dentro casa nel corso delle celebrazioni religiose di fine anno. A Roma, nel mese di dicembre, si svolgeva la festa dei Saturnalia; una ricorrenza che si svolgeva in onore del dio Saturno e che coinvolgeva tutti gli abitanti della città, liberi o schiavi che fossero. Contestualmente si tenevano anche le cerimonie dedicate alla festività dei Sigillaria: si tenevano nell’arco di sette giorni in cui si facevano offerte di sculture in gesso a Saturno, dette sigilla, cioè piccole immagini che venivano vendute in appositi mercati. Dal punto di vista figurativo, queste statuette rappresentavano animali e venivano acquistate per essere donate ai bambini. Questa pratica stabiliva precisi comportamenti che erano destinati ad armonizzare l’atmosfera familiare, fatto che tuttora avviene come quando si va in giro per i mercatini presepiali o per la strada di San Gregorio Armeno a Napoli a comperare pastori e accessori presepiali di vario tipo per soddisfare il desiderio di collezionismo dei grandi e l’innocente gioia dei più piccoli.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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