Teatro Festival, Enzo Moscato con Museo del Popolo Estinto
-Domani martedì 29 giugno al Campania Teatro Festival diretto da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, va in scena in prima assoluta alle 21, sul palco Praterie della Capraia (Porta Miano) del Museo e Real Bosco di Capodimonte, “Museo del Popolo Estinto (ovvero ‘Carnaccia’)”, scrittura, progetto scenico e regia di Enzo Moscato. In scena Benedetto Casillo, Enzo Moscato, Vincenzo Arena, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Emilio Massa, Anita Mosca, Antonio Polito (in replica mercoledì 30). Accompagnato dalle musiche di Dimomos e composto di vari frammenti testuali, autonomi, e nello stesso tempo, interdipendenti tra di loro, «il plot intende farsi carico della negatività, di cui l’odierna città di N* (e, con essa, quasi tutte quelle dell’universo mondo) si sono lasciate con indolenza investire, negli ultimi tempi, ammalandosi, impestandosi – scrive Enzo Moscato – E che oggi, forse, si potrebbe paradossalmente ancora sanare, salvare, ri-vivificare, ma solo attraverso l’andare e il venire in noi della memoria (o della sostanza del teatro) che dovrebbe eticamente avere l’osare di una parola nuova, la quale ponga finalmente le premesse per uno sperabile, perdurabile, risolutivo, ‘resurgam’ di tutti quanti: uomini, animali e cose, insieme». Un titolo che non meraviglia perché, nelle parole dell’autore napoletano contemporaneo tra i più amati in assoluto, tutta la sua drammaturgia è stata «un continuo e, via via, più consapevole mettere insieme, elementi e frammenti per la messa a punto e la visione della progressiva, ma inarrestabile estinzione, di popolo e cultura, della “gens neapolitana” all’interno di uno specifico, crudelissimo “Museo” — il Teatro, appunto — che nell’esporre la nuda verità, sia pure in forme immaginifiche e simboliche, non è e non può essere mai, reticente o connivente con ciò che viene detto il degrado».
In prima assoluta anche “La rosa del mio giardino” di Claudio Finelli, per la regia di Mario Gelardi e interpretato da Simone Borrelli e Alessandro Palladino, per le musiche del M° Arcangelo Michele Caso eseguite dal vivo al violoncello, e le coreografie di Danilo Di Leo. Alle 21 nel Casino della Regina di Capodimonte (Porta Miano), lo spettacolo prodotto dal Nuovo Teatro Sanità racconta l’intensa amicizia tra due grandi icone dell’arte e della letteratura mondiali, lo scrittore Federico García Lorca e il pittore Salvador Dalí (in replica mercoledì 30). Il primo incontro tra i due avvenne nella Residencia de Estudiantes, famoso collegio a Madrid che ospitava rampolli dell’alta borghesia spagnola e da lì nacque un rapporto cui è difficile dare una definizione. Amicizia? Amore? Anche se non si hanno prove di una vera e propria relazione romantica tra loro, i due, dopo la scuola, si scriveranno e questo epistolario durerà fino alla fucilazione del poeta. Lorca scrisse per Dalí la celebre Ode a Salvador Dalí, dove è ben chiaro l’affetto che provava per l’amico e l’ammirazione per il suo genio artistico, e dove viene chiamato, appunto, “rosa del giardino”. Della fitta corrispondenza tra loro sono sopravvissute quaranta lettere scritte dal pittore a Lorca, mentre sono rimaste solo sette lettere di Lorca a Dalì. Mario Gelardi e Claudio Finelli, partendo dalle lettere ritrovate di Salvador a Federico, hanno immaginato le lettere in risposta del poeta all’amico pittore. Poesia, pittura, amicizia, sentimenti che sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni. Nove anni di lettere reali e immaginarie: «Abbiamo voluto lasciare inalterata la separazione (anche fisica) tra i due artisti, – spiega il regista Mario Gelardi – mai diventato vero amore così come agognato da Lorca. Le lettere di Dalì, inviate all’amico, ci raccontano di un rapporto cinico che si scontrava con una disperata ricerca d’amore».
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