Terra senza confini, l’archeologia campana è al Mann
Luigi Fusco (Ph Livia Pacera)
– “La Piana Campana: una terra senza confini” è il titolo della mostra inaugurata al Museo Nazionale Archeologico di Napoli. Per la prima volta le sale del MANN ospitano reperti, per la maggiore inediti, provenienti dalla vasta area del piano campano, l’ampio territorio che parte dai Campi Flegrei e arriva fino al basso Lazio.
Per l’occasione sono stati restaurati pezzi provenienti dai depositi dello stesso museo, datati dal Neolitico all’Età del Bronzo.
“La Campania è davvero una terra senza confini, e la nostra missione è fare conoscere al mondo la storia millenaria di questa regione che fu chiave del Mediterraneo, anche prima dell’Impero Romano: lo facciamo legando così il nome Campania a un grande progetto di valorizzazione della sua archeologia” – ha dichiarato il direttore del MANN Paolo Giulierini.
In linea con quanto già fatto per la mostra sugli Etruschi, l’esposizione inizia con i manufatti di Gricignano e Carinaro dell’età del Bronzo, prosegue, poi, con reperti provenienti dalla Valle del Clanis, della fine dell’VIII secolo a.C., e continua con Cuma e la sua Tomba Artiaco, ma anche con i corredi funerari di sepolture di bambini.
Dall’area ausone-aurunca, tra i pezzi unici, vi è la tomba 89 della bambina di Cales, con la conocchia in vetro blu ed i calzari in bronzo, insieme agli ex-voto e le terrecotte architettoniche.
Il secondo ambiente del percorso, che si sviluppa tra territorio e collezioni, comprende, per Capua, le terrecotte dal santuario del fondo Patturelli e un simulacro di Mater Matutae. Un focus è, inoltre, dedicato anche a Suessula, odierna Acerra, con oggetti un tempo rientranti nella collezione Spinelli.
In esposizione pure una selezione dei manufatti etrusco-italici della Collezione Borgia.
Curatori della mostra sono Paolo Giulierini, Emanuela Santaniello e Mariateresa Operetto.
Il progetto, invece, nasce dalla collaborazione del MANN con la Saint Mary’s University (Halifax, Canada).
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