Ti ci porto io! Acquedotto Carolino, l’opera geniale di Vanvitelli
(Liceo Manzoni Press) -“Luigi Vanvitelli, il maestro e la sua eredità 1773-2023”. Questo è il titolo del progetto finalizzato a celebrare il grande architetto in onore dei 250 dalla sua morte. Una delle opere di ingegneria idraulica più importante dell’architetto è l’Aquedotto Carolino. L’Acquedotto Carolino si trova a valle di Maddaloni, in provincia di Caserta. Inaugurato il 7 maggio 1762, su commissione del re Carlo di Borbone e progettato dall’architetto Luigi Vanvitelli, lungo 38km ed alto circa 500m è una delle più importanti opere pubbliche mai realizzate dai Borbone.
Perché il soprannome “carolino”? L’Acquedotto prende il nome da chi ordinò la sua costruzione, il monarca Carlo di Borbone, re di Napoli. Il condotto fu realizzato sfruttando la leggera pendenza delle montagne in modo che potesse rifornire d’acqua la residenza principale del re, ovvero la Reggia di Caserta e nelle aeree delle fontane e delle vasche che compongono il parco. Grazie al lavoro di Vanvitelli l’impianto riuscì a trasportare l’acqua fino alla città di Sant’Agata de Goti, l’approvvigionamento dell’acqua veniva sotto terra dalle sorgenti del monte Taburno attraverso un percorso sotterraneo. I lavori per la realizzazione iniziarono nel 1750 e terminarono quasi nel 1770, con una spesa di 622.424 ducati (attualmente circa 10.040.000€). L’Acquedotto è visibile in qualsiasi momento della giornata, di notte è illuminato ed offre agli spettatori un panorama mozzafiato. L’Acquedotto è stata una delle opere che hanno riscontrato maggiore interesse architettonico e ingegneristico del XVIII secolo che ha richiamare su di sé, nei sedici anni di realizzazione l’interesse e l’attenzione dell’intera Europa. L’architettura è stata realizzata in tufo con tre ordini di arco a tutto sesto. L’architetto durante la costruzione del ponte fu inondato da diverse critiche da parte degli abitanti della città, una di queste era che l’acqua si pensava fosse deviata dal condotto del Carmignano che alimentava la capitale, cosa ovviamente non vera. Un’altra critica fu mossa per la lunghezza dell’acquedotto perché si credeva che data la scarsa pendenza e il percorso tortuoso, che l’acqua potesse giungere fino alla Reggia. Quest’opera di ingegneria all’avanguardia per il suo secolo insieme ad altre strutture create dallo stesso Vanvitelli hanno portato in atto il nome della città di Caserta nel mondo. A partire dal 1997 l’Acquedotto è stato inserito nella lista dei beni tutelati dall’UNESCO, grazie all’enorme quantità di acqua che l’Acquedotto era capace di portare al Palazzo Reale casertano e fu possibile iniziare alcune importanti ricerche in ambito botanico. In quegli anni si svilupparono numerose sperimentazioni sulla coltivazione di piante non autoctone, sfruttando le conoscenze dei ricercatori europei nelle colonie portando così in Italia piante esotiche che permisero ai reali di godere di nuovi frutti.
Realizzato da: Sara Sarnataro, Adelaide Antonia Mellucci, Alessandra Izzo, Giulia Surano
Martina Della Valle, Samira Iovino, Ludovica Antonia Mellucci.
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