Tombola! Quando i numeri hanno la stessa sostanza dei sogni
– Durante il tempo di Natale, in alcuni contesti della città partenopea e di altri paesi della Campania, insiste la consuetudine di associare i novanta numeri della Cabala napoletana al tradizionale presepe, così come alle altre celebrazioni previste nei momenti topici del lungo periodo di festività.
Questo singolare accostamento avviene attraverso il gioco della tombola, la cui origine risale agli inizi del Settecento. Questa sorta di passatempo, innocente e malizioso allo stesso tempo, la cui diffusione, sin dalla sua comparsa, è avvenuta a qualsiasi livello sociale, fonda le proprie radici nella Smorfia Napoletana. Quest’ultima, è una specie di dizionario, edito nel 1789, in cui a ogni singolo soggetto o cosa corrisponde un numero da giocare al Lotto.
L’etimo del termine smorfia è tuttora incerto, ma molti studiosi sono dell’opinione che derivi da Morfeo, nome della divinità del sonno venerata nell’antica Grecia. Non a caso, sin dai tempi più remoti, è credenza popolare che la giocata di uno o più numeri sia legata all’interpretazione o alla traduzione di un sogno, ancor di più se in quest’ultimo è manifestata anche la presenza di un caro estinto.
Il gioco della tombola, invece, nacque, nel 1734, a seguito di una profonda diatriba sorta tra Carlo di Borbone e il domenicano Gregorio Maria Rocco. Da parte del sovrano c’era la volontà di metter fine alla matrice clandestina che regolava gli introiti del lotto, mentre da parte del religioso c’era molta preoccupazione, poiché considerava tale svago un “ingannevole e amorale diletto” che poteva distrarre i fedeli dalla preghiera. Dopo serrati confronti tra i due, venne approvata la nuova riforma del lotto, ma a patto che non venisse praticato durante il periodo natalizio. Nonostante ciò, i sudditi del regno non vollero rinunciare alla “giocata” e pertanto inventarono una sorta di “estrazione” a carattere familiare. In un cesto di vimini, il cosiddetto “panaro o panariello”, inserirono 90 tessere numerate, disegnando, poi, gli stessi numeri su delle apposite cartelle. Da questo espediente il nome lotto si tramutò in tombola, termine che fa riferimento alla forma conica del tombolo da cui fuoriescono i bossoli numerati. I numeri sorteggiati cominciarono, poi, a essere accostati alle figure presepiali, a cui vennero attribuiti anche tutti i significati onirici derivanti dalla cabala napoletana. Al riguardo, si ritrovano nel presepe elementi come il pozzo, identificato con il 67; la fontana con il 76; il ponte con il 68, il mulino con il 15 e così via. Inconsapevolmente, attraverso questa forma di aggregazione tra numeri e pastori, il presepe diveniva una sorta di gran teatro del mondo, la cui vitalità veniva interpretata secondo un linguaggio già codificato nell’immaginario collettivo.
Luigi Fusco–Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte
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