Tre torri ed una masseria, le origini di San Marcellino
-In un’area periferica del comune di San Marcellino, lungo la strada che conduce a Casapesenna, sono visibili le interessanti strutture della settecentesca Masseria Dongiacomo, la cui estensione è di circa 32 moggi di terreno. Il territorio su cui insiste questo complesso presenta tracce di insediamenti primitivi e, inoltre, grazie alle recenti ricerche condotte dal professor Ettore Cantile, sono emersi alcuni aspetti relativi ai primi stanziamenti in situ di età alto-medievale.
Difatti, a partire dal VI secolo d.C., così come riportato da alcune fonti edite, a seguito di un tremendo terremoto che aveva distrutto diversi centri della Campania, venne a formarsi in loco un vero e proprio villaggio, abitato da sopravvissuti originari di varie zone dell’entroterra campano, fra questi anche tantissime genti provenienti da Piedimonte d’Alife. Venne così fondato il Villaggio Tre Torri, denominato in tal modo per la presenza di tre grosse strutture con funzioni di avvistamento e di difesa. Il loro innalzamento rispondeva appieno alle forti tensioni vigenti all’epoca in questione, dovute alle continue scorrerie di saraceni o di popolazioni gravitanti ancora nell’orbita barbarica.
Venne così a determinarsi un vero e proprio processo di incastellamento, il cui fenomeno, tra VI e VIII secolo d.C., ha disegnato l’intera carta topografica italiana, segnandone anche i lineamenti toponomastici. Nello stesso periodo a Villaggio Tre Torri notevole dovette esser stato il processo di cristianizzazione dell’intera popolazione, la cui estrazione religiosa doveva, in origine, esser alquanto variegata o quanto meno accomunata da superstiti culti paganeggianti.
Anche in questa circostanza, un ruolo fondamentale ebbero gli alifani, i quali diffusero il culto di San Marcellino, prete e martire della chiesa venerato a partire dal III secolo d.C. La fortuna devozionale che venne tributata a questo santo fece addirittura cambiare nome al sito, passando così da Tre Torri a San Marcellino. Con il passare del tempo, il sito fu teatro di scontri, prima con i longobardi e successivamente con i normanni. Nei secoli, le condizioni politico-economiche e sociali di questo centro andarono a normalizzarsi, pertanto anche la sicurezza divenne più stabile.
Al riguardo, le torri in questione dovettero subire enormi trasformazioni, tanto da scomparire dall’imago “sanmarcellinese”, ma non nella memoria identitaria. Nonostante ciò, qualche impronta degli antichi masti è rimasta, per quanto inglobata nel principale edificio della Masseria Dongiacomo, la cui distribuzione verticale riporta proprio alle forme delle torri medievali; al contempo, è opportuno evidenziare come la suddivisione stessa della masseria e delle sue fabbriche risponde appieno ai modelli tipi dell’organizzazione feudale, la cui evoluzione urbanistica e architettonica ha definito il volto geografico d’Italia durante il lungo periodo di regno longobardo.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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