Una parola al mese. Ghosting ovvero il fantasma dell’ex
-Nel saggio Vite di scarto (2003), il sociologo polacco Zygmunt Bauman rifletteva sulle condizioni della società contemporanea al tempo della globalizzazione economica, sociale e culturale e sulle direzioni che essa avrebbe preso negli anni a venire. In alcune pagine del saggio il filosofo affrontava anche la questione dei rapporti interpersonali e amorosi, prevedendo che in futuro questi sarebbero diventati caratterizzati da una sempre maggiore debolezza e instabilità o, per meglio dire usando le parole dello stesso Bauman, da una “liquidità”. Le previsioni del sociologo non erano sbagliate e la comparsa dei social media e di dating app, nel caso più specifico delle relazioni sentimentali, ha accelerato il processo di deterioramento dei rapporti umani di interesse amoroso, dando vita inoltre a nuove pratiche sociali. Tra queste, il fenomeno che oggigiorno è più frequente tra le coppie prossime alla fine della frequentazione consiste nel ghosting.
Il termine inglese ghosting fa riferimento alla decisione di tagliare definitivamente tutti i rapporti con una persona con cui si aveva in precedenza instaurato una relazione per lo più di tipo amoroso, senza dare nessuna spiegazione, scomparendo prima dai social network e poi dalla vita degli altri. Le prime attestazioni del termine non sono molto chiare. Secondo il dizionario Merriam-Webster (2017), la parola ghosting ha fatto la sua prima comparsa negli anni 2000; tuttavia, è diventata d’uso comune solo nella metà dello scorso decennio quando i media americani hanno definito tale il comportamento dell’attrice Charlize Theron alla fine della sua storia con Sean Penn (Sanders 2019;Guzzonato 2022). Mentre le origini del termine restano ancora dubbie, la sua etimologia risulta abbastanza evidente: ghosting è un derivato attraverso suffissazione in –ing del verbo to ghost, “to haunt, to move silently like a ghost” – in italiano, “perseguitare, muoversi in silenzio come un fantasma” – (Merriam-Webster Dictionary), proprio perché chi segue questa pratica come un fantasma c’è ma non si fa vedere agli altri. A sua volta questo verbo rappresenta un esempio di conversione (Yule 2010; Palermo 2015), cioè di cambiamento della classe lessicale della parola senza l’aggiunta di affissi, del sostantivo ghost, “fantasma”. Come altri suffissati inglesi in –ing, dal punto di vista grammaticale ghosting si classifica come nome; infatti, il suffisso inglese –ing è tipico delle procedure di nominalizzazione di forme verbali dalle quali si ottengono nomi che indicano comportamenti e azioni (Gotti 2011; Ježek 2011).
In italiano il termine ha fatto il suo ingresso in tempi abbastanza rapidi, proprio mentre prendeva piede anche negli Stati Uniti. Come riporta il dizionario Treccani (2015), la prima attestazione di ghosting nella nostra lingua risale infatti al 2015 in un articolo pubblicato su Panorama da Barbara Massaro. Nello stesso anno è avvenuta inoltre anche la registrazione del termine ghosting come neologismo nello stesso dizionario Treccani. Oggi la parola ghosting è entrata definitivamente nell’uso dell’italiano scritto e parlato, comportandosi a tutti gli effetti come un prestito adattato (Aprile 2015; Palermo 2015). Infatti, il termine si è completamente integrato nella morfologia dell’italiano al punto da presentare anche la marca morfologica dei verbi di prima coniugazione in –are; per cui in italiano da ghosting si è avuto il verbo ghostare, da cui a sua volta per suffissazione il nome ghostatore, cioè colui o colei che pratica ghosting. Inoltre, il caso della parola ghosting rappresenta una conferma della tendenza di termini inglesi del linguaggio dei social presi in prestito in italiano che, non solo entrano nella nostra lingua in tempi rapidissimi, ma si attestano anche così velocemente da produrre nuove forme lessicali, come è successo, per citare alcuni esempi noti, con chattare, postare o twittare.
Il ghosting oggi è senz’altro un’esperienza molto comune che in tanti avremmo vissuto sia da ghostatori che da ghostati. Bauman forse era stato lungimirante quando predisse che i rapporti sociali e sentimentali di oggi sarebbero stati sempre più marcati da una data di scadenza. D’altro canto, i social network e le app per incontri non sono tantomeno d’aiuto, non facendo altro che trasformare i rapporti umani e le relazioni amorose in beni di consumo che ancor prima della data di scadenza possiamo gettare nella spazzatura, ignorando il proprio partner e andando avanti con la nostra vita come se nulla fosse successo. “When my depression works the graveyard shift, all of the people I’ve ghosted stand there in the room”, con queste parole tratte dalla sua hit Anti-Hero (2022) la cantautrice americana Taylor Swift parla di una delle paure che assalgono lei come tanti altri allo scoccare della mezzanotte: il ritorno delle persone che abbiamo ghostato e che ci hanno ghostato. Nonostante sembri così facile poter chiudere una relazione con il silenzio, i ghostatori e i ghostati torneranno sempre nel sonno a tormentarci come dei veri e propri fantasmi dal passato.
*Dottorato in Studi Linguistici, Terminologici e Interculturali – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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