Una parola al mese: Infox, le fake news secondo i francesi
Nicla Mercurio *Dottorato in Eurolinguaggi e Terminologie Specialistiche Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
-È innegabile che internet annoveri, fra i suoi vantaggi, la possibilità di reperire velocemente e a costi contenuti ogni tipo di informazione. Al tempo stesso, però, la rete – complice soprattutto i social media – ha alimentato un fenomeno globale preesistente oggi più attuale che mai: la produzione di disinformazione, o meglio, di fake news. Il termine, che in italiano significa letteralmente “notizie false”, fa riferimento a informazioni ingannevoli, non veritiere, deliberatamente distorte con l’intento di disinformare e manipolare (ad esempio, per fini politici o economici). Come riportato dall’enciclopedia Treccani, il neologismo «ha conosciuto amplissima diffusione a partire dal 2016, ed è entrato prepotentemente nel lessico giornalistico grazie all’impiego fattone l’anno successivo dal neoeletto Donald Trump per sostanziare le sue campagne contro i mezzi di informazione».
Aldilà dei dibattiti che le fake news hanno scaturito dal punto di vista politico, sociale, terminologico, giuridico e così via, è interessante soffermarsi sul contesto francofono: infatti, mentre in italiano – quasi come da prassi – è d’uso la locuzione inglese, la Commission d’enrichissement de la langue française e l’Office québécois de la langue française raccomandano caldamente l’utilizzo di altri termini in luogo dell’anglosassone fake news.
In particolar modo, nel 2018 la Commission d’enrichissement de la langue française ha indicato come valide alternative quali “fausses nouvelles” (o “nouvelles fausses”) e “informations fausses” (“fausses informations”) – del resto, traduzioni letterali di fake news – che compaiano già nella legge del 1881 sulla libertà di stampa e in altri codici (penale, elettorale, ecc.), o ancora la locuzione “information fallacieuse”, cioè informazione fallace, ingannevole, che pone l’accento sull’aspetto intenzionale e manipolatorio della falsità delle fake news. È invece un neologismo a tutti gli effetti infox (Journal officiel de la République française n°0229 del 4 ottobre 2018), parola macedonia formata dalla fusione di “information” e “intoxication”, dove “intoxication” indica non solo un disturbo fisico, ma anche, citando il Trésor de la Langue française, una « campagne systématique de mise en condition de l’opinion publique par la diffusion d’opinions tantôt vraies tantôt fausses et plus ou moins alarmantese » (TLFi). Il neologismo fa quindi eco ad un altro dei suoi sinonimi più moderni, “intox”.
Infox sembra così evidenziare ulteriormente la negatività e la tossicità del fenomeno, ma il termine – ancora troppo giovane per essere presente nei dizionari – riuscirà davvero ad imporsi nell’uso comune?
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