Una parola al mese: skillato. A cura dell’Università Parthenope
(Giada Boschi*) – “Non sei abbastanza skillato per questo lavoro”. In un mondo che si apre sempre di più al multilinguismo, non è raro imbattersi in questo termine derivante dall’inglese “skilled” (“esperto”, “qualificato”, cfr. WordReference). Le skill sono abilità, capacità e competenze che una persona possiede (“le skill di un programmatore”, cfr. Garzanti Linguistica) in un determinato settore o rispetto ad un preciso lavoro.
Termine prettamente tecnico, l’aggettivo skillato (m.s.) lo si ritrova principalmente nei linguaggi e nei settori informatico e aziendale; il mondo dell’informatica ha dato vita a molti vocaboli, in particolare inglesi, che sono stati recepiti in altre lingue attraverso prestiti e adattamenti, come nel caso in questione. In ambito aziendale, capi d’azienda e responsabili delle risorse umane incaricati di selezionare nuovo personale utilizzano sempre più di frequente la parola skillato, preferendola agli ormai semi-obsoleti “esperto” e “qualificato”. Spesso in italiano ci si affida a parole straniere, talvolta senza un ragionevole motivo: è ben nota la predilezione dello Stivale per le lingue straniere, prima fra tutte l’inglese, ma viene da chiedersi perché… Sfiducia nei confronti della lingua italiana? Nei confronti delle sue capacità, o meglio, skill, di esprimere concetti e di comunicare in maniera efficace? Una moda forse? O semplicemente il gusto dell’ “altro”? All’interno delle aziende e tra di esse si comunica sempre più spesso in inglese, quindi è inevitabile l’influenza di tale lingua, il cui utilizzo si rende altresì necessario a causa della forte internazionalizzazione dell’attività commerciale, che spinge all’uso massiccio di una lingua veicolare che faciliti la comunicazione. Tuttavia, qualunque sia la ragione, la lingua italiana si sta rapidamente equipaggiando di prestiti e adattamenti che da una parte le conferiscono un’aura di internazionalità e di freschezza, ma dall’altra di certo la impoveriscono, poiché spesso vanno a sostituirsi definitivamente ai termini italiani.
Da sottolineare tra l’altro, nel caso in questione, che la nostra lingua non ha “adottato” e – adattato – solo l’aggettivo skilled, ma anche il sostantivo correlato: insieme a skillato, anche le skill si stanno imponendo all’interno della lingua italiana. Ormai si vagliano sempre meno le capacità e le abilità di un lavoratore, che piuttosto viene esaminato, e magari assunto, sulla base di quelle skill che possiede e sfoggia nel proprio curriculum e che forse, chi lo sa, potrebbero fare la differenza rispetto a un lavoratore che possiede delle semplici competenze.
*Dottorato di Ricerca in “Economia quantitativa ed Eurolinguaggi per la sostenibilità del benessere” – Università degli Studi di Napoli “Parthenope”
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