Vanvitelli è caduto nella rete, per Natale dovrà stare in gabbia
– Quel braccio proteso verso la Reggia, la mano aperta che invita la Civitas Casertana a volgere lo sguardo verso il capolavoro della sua vita; sono questi, a ragion dovuta, gli elementi compositivi che caratterizzano l’intero impianto figurativo, e altresì quello iconografico, dell’imponente scultura di Luigi Vanvitelli, sita nell’omonima piazza del capoluogo di Terra di Lavoro.
Realizzata dall’artista Onofrio Buccini, nel 1879, ancora oggi la statua vanvitelliana è tra i monumenti più rappresentativi di Caserta, in quanto, oltre ad avere una forte connotazione identitaria, ha una funzione catalizzatrice capace di catturare sia gli sguardi di tanti cittadini così come di tanti turisti, italiani e stranieri, che, dopo la visita alla residenza borbonica, si avventurano per le strade del centro storico. Nel suo insieme, la statua di Buccini risponde a precisi canoni stilistici di matrice romantica e si inserisce appieno nello spazio scenografico della piazza stessa; luogo deputato, sin dai tempi più remoti, a essere l’epicentro della casertanità più autentica, divenendo, in maniera contestuale, l’area per eccellenza dove, nei secoli, sono stati innalzati gli edifici più significativi della città, emblemi della sua vitalità sociale, politica ed economica. Il tutto, da sempre, è stato concepito come una sorta di salotto all’aperto da condividere nel pieno della sua valenza estetica, il cui godimento avviene tramite la fruizione del bello e chiaramente del “particolare”; eppure, in questo straordinario periodo di Avvento, segnato più dalle attese per i nuovi DPCM anti-covid e poco da un sincero clima di festività, proprio nella suddetta piazza sembra aver preso sopravvento una installazione natalizia, la cui comparsa è avvenuta in maniera a dir poco immaginifica.
La statua di Vanvitelli risulta essere totalmente ingabbiata, anzi quasi aggrovigliata in una specie di rete immaginaria, all’interno di un enorme allestimento previsto per le imminenti celebrazioni del Natale. Da lunghi pali messi agli angoli dell’area circostante il monumento si sviluppano e si incrociano una serie di fili, da cui pendono delle decorazioni a stella di color argenteo.
Senza entrare nel merito di questa “macchina” da festa, la sensazione è che la scultura stessa faccia fatica a “respirare”, a farsi notare per quella che è la sua bellezza primigenia, perdendo, al contempo, la sua potenza evocativa e iconografica. Tant’è! Ciò che ne resta, infine, è solo un po’ di perplessità, anche se non bisogna escludere l’ipotesi che la creazione di questa singolare gabbia voglia rispondere a delle volontà concettuali ben precise, forse legate a quel desiderio di tutti di poter lasciar alle spalle le “oscurità” del tempo presente per poter riveder, quanto prima, il luccicar delle stelle.
Luigi Fusco – Docente di italiano e storia presso gli Istituti Superiori di Secondo Grado, già storico e critico d’arte e guida turistica regione Campania. Giornalista pubblicista e autore di diversi volumi, saggi ed articoli dedicati ai beni culturali, alla storia del territorio campano e alle arti contemporanee. Affascinato dal bello e dal singolare estetico, poiché è dal particolare che si comprende la grandezza di un’opera d’arte.
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